Il trasporto di animali vivi: la storia di Francesco, il maialino.
Nella tranquilla Pianura Padana, tra le nebbie e i campi verdeggianti vicino Torino, nacque un maialino di nome Francesco.
La sua vita iniziò in una gabbia stretta e fredda, ma l’amore della sua mamma lo avvolgeva come una coperta calda. Francesco trascorse i suoi primi mesi accanto a lei e ai suoi fratellini, tra le sbarre di ferro che delimitavano il loro mondo.
La mamma lo proteggeva, lo nutriva e Francesco ignaro del destino, giocava felice tra le sbarre, cercando di scoprire quel piccolo spazio limitato che lo circondava.
Ogni giorno per lui era una nuova avventura. Amava correre tra i fratellini, annusare il cibo che gli veniva dato e soprattutto adorava addormentarsi accanto alla mamma, sentendosi al sicuro nel suo abbraccio.
Ma con il tempo, il suo mondo iniziò a cambiare. Un giorno, vide uno dei suoi fratellini venir portato via da uomini che puzzavano di sudore e paura. I loro modi erano bruschi e aggressivi e il fratellino di Francesco non tornò mai più.
La paura iniziò a insinuarsi nel cuore di Francesco. Ogni volta che quegli uomini entravano nella gabbia, sapeva che qualcuno sarebbe stato portato via. E così accadde, giorno dopo giorno, fino a quando un mattino fu il turno di Francesco.
Venne strappato dalle braccia della madre, che grugnì disperata. Francesco si trovò in una nuova gabbia, più piccola, affollata di altri maiali sconosciuti. Sentiva il panico crescere dentro di lui.
Vennero caricati su un camion rumoroso e caldo. Era luglio ed il sole cocente rendeva l’aria insopportabile. Francesco non aveva mai visto la luce del giorno e il viaggio fu per lui un incubo.
L’aria era densa di odori strani e i lamenti degli altri maiali lo riempivano di angoscia. Mentre il camion procedeva sull’autostrada, Francesco iniziò a boccheggiare, cercando disperatamente di respirare in quell’ambiente soffocante.
Durante una sosta in una piazzola, un bambino curioso si avvicinò al camion. Era in viaggio con la sua famiglia verso la loro destinazione estiva preferita, un paesino di mare della Liguria.
I suoi genitori avevano deciso di fare una breve sosta per rinfrescarsi e prendere qualcosa da mangiare. Il bambino, con occhi grandi e pieni di innocenza, notò il camion e si avvicinò, attratto dai suoni e dai movimenti all’interno.
Il maialino Francesco, con uno sguardo che sembrava chiedere aiuto, fissò il bambino. I due si osservarono per qualche istante, un momento di connessione in mezzo al caos.
Il bambino si avvicinò al camion, allungando una mano per toccare il muso di Francesco. Il contatto fu breve, ma in quel momento sentì un po’ di conforto.
Il bambino, vedendo quegli occhi pieni di paura, iniziò a parlare con il maialino, raccontandogli della sua famiglia, delle sue avventure e di quanto fosse emozionato per le vacanze.
Dal canto suo, Francesco il maialino sentiva di aver trovato un amico, quel poco tempo trascorso insieme gli aveva regalato tanta serenità e molte carezze affettuose. Adorava ascoltare tutte quelle storie ed il tempo, per un po’, sembrò fermarsi.
Ad un tratto però, la mamma del bambino lo chiamò dolcemente “Francesco, amore mio, andiamo”, invitandolo a tornare in macchina per riprendere il viaggio verso la Liguria.
Avevano lo stesso nome!
Francesco il maialino si sentii ancora più in sintonia con Francesco il bambino che ormai aveva occhi solo per lui.
Era però arrivato il momento dei saluti. Francesco il bambino, pose una mano sul naso di Francesco il maialino ed accarezzandolo con dolcezza, disse “saremo per sempre amici!”.
Si girò e andò verso la sua mamma, che lo attendeva a braccia aperte vicino la loro macchina, pronti per riprendere il viaggio estivo.
Francesco il maialino, osservò il suo nuovo amico allontanarsi, sentendo un vuoto nel cuore. Pensava alla sua mamma che aveva lasciato nella gabbia, chiedendosi se un giorno avrebbe mai potuto rivederla, riabbracciala o risentirla chiamare il suo nome, come era stato per Francesco il bambino.
Le mancava molto e sperava, con tutto se stesso, che stesse bene.
Il viaggio riprese e le temperature all’interno del camion continuarono a salire. Francesco il maialino, ormai esausto e disorientato, arrivò finalmente a destinazione: un luogo chiamato macello.
La storia di Francesco il maialino si interrompe qui. Non sappiamo più nulla di lui. Il suo amico Francesco il bambino, non lo ha mai più rivisto. Ma il ricordo di quegli occhi pieni di paura rimarrà per sempre con lui.
IL SERIO PROBLEMA DEL TRASPORTO DI ANIMALI VIVI
La storia di Francesco non è un’eccezione. Ogni anno, milioni di animali vengono trasportati in condizioni terribili verso i macelli. Quanti di noi, incontrando in autostrada TIR pieni di animali ammassati, non si è chiesto che fine facessero e quanta sofferenza provassero, soprattutto in certi mesi dell’anno?!
Beh, l’Unione Europea ha regolamentato il trasporto di animali vivi con normative specifiche, come il Regolamento (CE) n. 1/2005 che stabilisce norme per la protezione degli animali durante il trasporto.
Ecco alcuni punti chiave della normativa:
- Nessuno è autorizzato a trasportare o a far trasportare animali in condizioni tali da esporli a lesioni o a sofferenze inutili.
- Si devono prendere previamente tutte le disposizioni necessarie in materia di trasporto per ridurre al minimo la durata del viaggio e assicurare i bisogni degli animali durante il viaggio.
- Acqua, alimenti e riposo devono essere previsti in caso di necessità.
- I mezzi di trasporto e le strutture di carico e scarico devono essere progettati, costruiti, mantenuti e usati in modo da evitare lesioni e sofferenze e assicurare l’incolumità degli animali.
- Il personale che accudisce gli animali deve essere adeguatamente formato e competente.
- Il trasporto alla destinazione deve avvenire senza indugio e prevedere controlli regolari sul benessere degli animali.
- Agli animali deve essere garantito un sufficiente spazio d’impiantito e un’altezza sufficiente.
Tuttavia, queste norme vengono spesso ignorate o non applicate rigorosamente. Gli animali sono costretti a viaggi lunghi, senza cibo né acqua, in spazi angusti e in condizioni climatiche estreme.
Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale (OIE), un animale gode di benessere quando è sano, in condizioni di confort, nutrito adeguatamente, sicuro, libero di esprimere il proprio comportamento naturale e non soffre di angoscia, dolore, paura o sofferenza
Secondo le statistiche, invece, il trasporto di animali vivi per terra e per mare causa sofferenze immense e inutili. Gli animali arrivano ai macelli stremati, feriti e spesso già morti.
Questa pratica crudele non solo è inaccettabile dal punto di vista etico, ma rappresenta anche un grave problema di salute pubblica e sicurezza alimentare.
Soluzioni inadeguate e la radice del problema
Nonostante l’esistenza di normative come il Regolamento (CE) n. 1/2005, il trasporto di animali vivi rimane una delle pratiche più crudeli e meno regolamentate del settore alimentare.
Come spesso accade, le soluzioni proposte sono superficiali e inadeguate, lasciando intatta la radice del problema: un’industria alimentare che sfrutta e abusa animali, lavoratori e risorse naturali.
Questa industria si fonda su un modello produttivo ormai obsoleto, che considera gli animali come semplici merci e non come esseri senzienti. È lo stesso sistema che ha trasformato la Pianura Padana in una delle regioni più inquinate d’Europa.
Il settore della carne, e in particolare quello degli allevamenti intensivi, è noto non solo per la sofferenza inflitta agli animali, ma anche per le condizioni di lavoro degradanti e pericolose a cui sono sottoposti i lavoratori.
Un’inchiesta condotta dal programma Report ha rivelato come i lavoratori dei macelli siano spesso sottopagati, sfruttati e costretti a operare in condizioni sanitarie e di sicurezza precarie . Questo sfruttamento si estende lungo tutta la catena produttiva, dalla raccolta del foraggio alla macellazione.
Il vero problema è l’industria della carne stessa: un sistema insostenibile che sfrutta risorse, persone e animali senza rispetto per il benessere di alcuna delle parti coinvolte.
Secondo un rapporto di Food and Water Watch, l’industria della carne è anche una delle maggiori responsabili delle emissioni di gas serra a livello globale, contribuendo significativamente al riscaldamento globale.
Il metano prodotto dagli allevamenti intensivi, il consumo di acqua e l’inquinamento delle falde acquifere sono solo alcuni degli impatti devastanti di questo modello industriale .
Eppure, le soluzioni proposte finora si concentrano solo su miglioramenti tecnici del trasporto, come la gestione del tempo di viaggio e la ventilazione dei camion, ma non affrontano la necessità di cambiare il modo di pensare alla nostra alimentazione.
Le normative esistenti sono spesso mal applicate e i controlli sono insufficienti. Questo porta a una situazione in cui, nonostante le regole, gli animali continuano a subire inutili sofferenze.
Gli automezzi che trasportano gli animali non sono sempre dotati di sistemi adeguati per mantenere condizioni ottimali di temperatura e umidità, e i lunghi tempi di viaggio aumentano lo stress e il rischio di malattie. Anche le sanzioni per chi viola le regole sono spesso troppo basse per fungere da deterrente.
Insomma, la radice del problema rimane intatta: la produzione industriale di carne in quantità massicce e a costi bassi, a scapito del benessere animale e umano.
LA RISPOSTA del PARTITO ANIMALISTA ITALIANO
È giunto il momento di riconoscere che le soluzioni temporanee e i miglioramenti marginali non sono sufficienti. Se vogliamo affrontare davvero il problema del trasporto di animali vivi e, più in generale, dell’industria della carne, è necessaria una trasformazione positiva del sistema produttivo e delle nostre abitudini alimentari.
Ecco tre proposte concrete:
- in attesa di un vero cambiamento – Tecnologie di monitoraggio avanzato. L’introduzione di sistemi di monitoraggio obbligatori, come videocamere, GPS e sensori per il controllo delle temperature, può rappresentare un passo avanti per garantire che gli animali siano trasportati nel rispetto delle normative. Queste tecnologie permetterebbero un monitoraggio continuo delle condizioni di trasporto, rendendo possibile l’intervento immediato in caso di violazioni . Sistemi simili sono già utilizzati in altri settori di trasporto e logistica.
- verso la strada giusta – Promuovere alternative alimentari sostenibili. Un vero cambiamento passa attraverso la riduzione della domanda di carne. Investire in tecnologie per la produzione di carne vegetale e/o coltivata e incentivare il consumo di alimenti a base vegetale sono strategie già avviate con successo in diversi paesi. La carne vegetale o coltivata potrebbero ridurre drasticamente la necessità di allevamenti intensivi e di trasporto di animali vivi, contribuendo al miglioramento del benessere animale e alla riduzione delle emissioni di gas serra . Torino potrebbe diventare un centro di sperimentazione per queste nuove alternative alimentari, promuovendo un cambiamento culturale ed economico;
- il giro di boa – Stop al trasporto di animali vivi via mare, terra e aria. L’abolizione del trasporto di animali vivi su lunghe distanze è un obiettivo a lungo termine che sta guadagnando terreno in paesi come la Nuova Zelanda, che ha già vietato il trasporto di animali vivi per mare . L’adozione di una politica simile in Europa potrebbe ridurre drasticamente le sofferenze inflitte agli animali e migliorare la sicurezza alimentare. Con il tempo, bisogna eliminare completamente la necessità di trasportare animali vivi per centinaia di chilometri, in condizioni disumane.
Tre Proposte per la Città di Torino
La città di Torino può fare molto per contribuire alla riduzione del trasporto di animali vivi nelle sue autostrade e promuovere un’alimentazione più sostenibile. Il partito animalista della città metropolitana di Torino propone:
- campagne di sensibilizzazione: Torino potrebbe lanciare campagne di sensibilizzazione pubblica sull’impatto del trasporto di animali vivi. Queste campagne potrebbero includere pubblicità sui mezzi di trasporto pubblico, eventi informativi nelle scuole e nelle comunità, e collaborazioni con ONG e associazioni animaliste per educare i cittadini sull’importanza di scegliere alternative alimentari più etiche e sostenibili;
- sostegno a progetti agricoli locali: la città potrebbe promuovere e finanziare progetti agricoli locali che adottano pratiche sostenibili. Questo potrebbe includere la creazione di mercati contadini, il sostegno a cooperative agricole locali, promozione della filiera corta plant-based.
- iniziative di politica inclusiva: Torino, come città metropolitana, potrebbe diventare un volano di attività di sensibilizzazione e progetti politici inclusivi, collaborando con altre città e regioni per promuovere un approccio coordinato e integrato alla riduzione del trasporto di animali vivi. Questo potrebbe includere la creazione di tavoli di lavoro interregionali, la promozione di buone pratiche e l’adozione di regolamenti locali che incentivino il consumo di prodotti alimentari sostenibili e rispettosi del benessere animale.
Insomma, il futuro è nelle nostre mani
La storia di Francesco il maialino ci offre una visione chiara della crudeltà che permea l’industria della carne e del trasporto di animali vivi. Tuttavia, questo non deve rimanere solo un triste racconto, ma deve servire come stimolo per un cambiamento reale e duraturo.
Il futuro del nostro sistema alimentare è nelle nostre mani e sta a noi decidere se continuare su questa strada di sfruttamento e sofferenza o se vogliamo costruire un mondo più giusto, sostenibile e compassionevole.
Torino, con le sue risorse e il suo spirito innovativo, può diventare un faro di questo cambiamento.
Promuovere campagne di sensibilizzazione, sostenere progetti agricoli locali e lavorare insieme a livello nazionale e internazionale per vietare il trasporto di animali vivi sono solo alcuni dei passi che possiamo intraprendere.
Ma la cosa più importante è che ogni singola azione conta: scegliere alternative alimentari più sostenibili, votare per politici che pongano il benessere animale e la sostenibilità al centro delle loro agende e far sentire la propria voce per richiedere un cambiamento!
Insieme, possiamo fare la differenza. Possiamo porre fine a questa tragedia e costruire un sistema alimentare più giusto, sostenibile e rispettoso di tutte le forme di vita. Ogni Francesco di questo mondo si merita di essere felice!
#PRIMAGLIULTIMI