Spari nel parco cittadino e nuove norme pro-caccia: le nostre aree verdi si trasformano nel Far West.

Il nuovo anno è cominciato con un fatto agghiacciante che ha acceso ulteriori riflettori su un problema sempre più grave, quello della caccia indiscriminata nelle aree verdi della nostra città.

La mattina del 21 gennaio del 2025, sulle rive del Sangone, in prossimità del Mausoleo della Bella Rosin, si sono uditi forti colpi di fucile: cinghiali in fuga hanno invaso strada Castello di Mirafiori, seguiti da cittadini terrorizzati che cercavano di scappare insieme agli animali.

Una passante, presente nel parco con il suo cane, ha descritto l’episodio come un incubo, aggiungendo che “sembrava di stare nel Far West”.

Quello che avrebbe dovuto essere un intervento mirato per “contenere” la popolazione di cinghiali, si è trasformato in un episodio che ha lasciato basiti i presenti e fatto discutere anche a livello politico.

Secondo quanto riportato, un gruppo di cacciatori autorizzati dalla polizia locale della Città Metropolitana ha abbattuto 15 cinghiali nel parco del Boschetto di Nichelino. L’operazione è stata organizzata su richiesta del Comune.

Tuttavia, il risultato è stato un intervento caotico e pericoloso, che ha scatenato panico tra i presenti, trasformando un luogo di svago e tranquillità in una scena da film horror.

Questo episodio rappresenta l’ennesima dimostrazione di quanto la caccia sia pericolosa, non solo per gli animali, ma anche per le persone.

Le aree verdi, che dovrebbero essere luoghi di pace e rifugio, si trasformano in zone di conflitto, dove la paura e il rischio di incidenti sono diventati una realtà quotidiana.

La caccia: un problema di sicurezza pubblica e di etica

La caccia in Italia è regolata dalla legge n. 157/92 “Norme per la protezione della fauna omeoterma e prelievo venatorio”, ma gli incidenti dimostrano che i controlli sono insufficienti e la normativa (soprattutto dopo le ultime modifiche) troppo permissiva.

Secondo i dati dell’Associazione Vittime della Caccia, ogni anno si registrano decine di episodi tragici, con ferimenti e morti, spesso coinvolgendo cittadini ignari, bambini e gli stessi cacciatori.

La città metropolitana di Torino, con i suoi vasti boschi e aree verdi, è uno dei territori dove il rischio legato alla caccia è particolarmente alto.

Questo problema non è solo una questione di sicurezza, ma di etica: è ancora accettabile, nel 2025, giustificare la violenza contro la fauna selvatica e mettere a rischio vite umane per uno “sport”?

Noi del Partito Animalista Italiano di Torino ribadiamo, in occasione di questo drammatico evento, che episodi come questi non possono essere ignorati.

Non possiamo permettere che i cittadini si trovino in pericolo durante una semplice passeggiata.

La caccia, ormai, rappresenta un problema sistemico che richiede soluzioni urgenti e concrete.”

Nuove norme pro-caccia: una legge di bilancio pericolosa

La Legge di Bilancio 2025, approvata recentemente, ha introdotto modifiche alla normativa sulla caccia che hanno suscitato indignazione e preoccupazione tra associazioni animaliste e cittadini. Tra le novità più controverse:

  • Specie protette nel mirino: un emendamento consente la caccia a specie precedentemente protette. Questo mette a rischio la biodiversità, già gravemente compromessa.

 

  • Limitazioni ai ricorsi legali: i tempi per impugnare i calendari venatori sono stati ridotti a soli 30 giorni, rendendo più difficile per le associazioni ambientaliste intervenire contro decisioni discutibili.

 

  • Caccia anche in situazioni di emergenza ambientale: le nuove norme permettono di continuare la caccia nonostante gravi rischi per la biodiversità, ignorando il principio di precauzione sancito dalla Costituzione.

Secondo noi queste modifiche rappresentano un grave passo indietro.

“Questa legge di bilancio non fa che alimentare una cultura di violenza e sfruttamento, tradendo i principi di rispetto per l’ambiente e la sicurezza pubblica. Proteggere la biodiversità è una priorità costituzionale, ma con queste normative la stiamo ignorando”

Episodi di inefficienza: il caso della rete anti-cinghiali

Un altro esempio di gestione fallimentare è rappresentato dalla rete anti-cinghiali installata lungo il confine tra Piemonte e Liguria. Lunga 260 chilometri e costata 10 milioni di euro, questa infrastruttura avrebbe dovuto contenere la diffusione della peste suina africana.

Tuttavia, si è rivelata un fallimento: i cinghiali continuano a superare la barriera, dimostrando l’inefficacia del progetto.

Di fronte a questo disastro, le autorità hanno deciso di affidarsi alla caccia per ridurre la popolazione di cinghiali, soluzione non sostenibile e che non risolve il problema, anzi rischia di peggiorarlo.

I cacciatori hanno più volte dimostrato la loro inefficacia, oltre che crudeltà e sprezzo delle più basilari norme di sicurezza.

Eppure, altrove, gli esempi virtuosi esistono!

Esempi virtuosi di gestione della fauna: dall’Italia al resto del mondo

Non tutte le regioni italiane e i Paesi europei scelgono di affrontare la gestione della fauna selvatica con metodi distruttivi e violenti.

Esistono esempi virtuosi che dimostrano come sia possibile convivere con gli animali in modo etico e sostenibile, adottando soluzioni basate sulla scienza e sul rispetto per la biodiversità.

In alcune regioni italiane, negli ultimi anni, sono partiti progetti pilota per la gestione dei cinghiali che hanno visto l’introduzione di sistemi di dissuasione non letali, come barriere artificiali monitorate e repellenti naturali, oltre alla promozione di corridoi ecologici che hanno limitato il conflitto tra animali e attività umane.

Questi metodi hanno permesso una riduzione significativa delle incursioni dei cinghiali nei centri abitati senza ricorrere alla caccia indiscriminata.

Altri esempi virtuosi che riguardano anche altre specie, come colombi e volpi, hanno dimostrato che il controllo delle nascite tramite sterilizzazioni selettive, unito a programmi di educazione ambientale, ha portato a un calo naturale della popolazione.

Questi approcci sostenibili, finanziati anche da fondi europei, coinvolgono spesso le scuole, per sensibilizzare i più giovani al valore della biodiversità.

A livello internazionale, la Germania rappresenta uno dei modelli più avanzati di gestione faunistica. Qui, la caccia è regolata da normative estremamente rigide che si basano su piani scientifici.

La protezione delle specie è al centro di queste politiche: ad esempio, i cacciatori devono seguire corsi di formazione obbligatori che includono lezioni sull’ecologia e sulla salvaguardia degli habitat.

Inoltre, vengono promossi incentivi per il ripristino degli ecosistemi, come la riforestazione e la creazione di zone umide, che offrono rifugio e risorse per la fauna selvatica.

Anche i Paesi Bassi adottano un approccio innovativo e rispettoso: qui la caccia è limitata a pochissime specie, e soltanto in casi documentati di emergenza.

La gestione della fauna si basa principalmente su interventi preventivi, come la modifica degli habitat per scoraggiare la presenza di animali in aree sensibili, e sulla somministrazione di vaccini per il controllo delle malattie.

Un esempio straordinario arriva anche dalla Nuova Zelanda, dove la lotta alle specie invasive che minacciano la fauna endemica è stata affrontata attraverso progetti di rewilding.

Questo approccio mira a ripristinare gli ecosistemi originari, riducendo il bisogno di interventi umani diretti.

Il progetto “Predator Free 2050” è un piano nazionale che ha coinvolto comunità locali, scienziati e governi per eradicare specie invasive attraverso metodi non cruenti, dimostrando che la cooperazione può generare risultati straordinari.

Questi esempi ci trasmettono una chiara lezione: la gestione della fauna selvatica non richiede necessariamente violenza e distruzione.

Con un approccio scientifico, collaborativo e basato sul rispetto per gli animali, è possibile affrontare le sfide ambientali in modo etico ed efficace.

Torino e il Piemonte, con la loro lunga tradizione di tutela ambientale e il forte attivismo animalista, potrebbero ispirarsi a questi modelli per ripensare radicalmente le politiche sulla fauna.

La posizione del Partito Animalista Italiano di Torino: No alla Caccia!

Il Partito Animalista Italiano (PAI) di Torino ha da tempo proposto un cambio di paradigma nella gestione della fauna selvatica.

Nei punti 2 e 6 del nostro programma, pubblicato sul blog Elezioni Torino, evidenziamo la necessità di abolire la caccia sul territorio torinese.

Torino, i suoi cittadini e gli animali che popolano i nostri boschi e parchi si meritano soluzioni innovative e sostenibili, che non sia un pericolo per la sicurezza pubblica.

“Torino può diventare un modello nazionale di convivenza etica e sostenibile con la fauna.

Non permettere l’attività venatoria nella nostra città, non è solo un dovere morale, ma una necessità per garantire la sicurezza dei cittadini e proteggere l’ambiente.”

Un appello alla politica e ai cittadini: un futuro senza caccia è possibile!

Torino deve prendere esempio dai modelli virtuosi e adottare politiche che rispettino la vita in tutte le sue forme.

Le istituzioni locali e nazionali hanno il dovere di ascoltare i cittadini: oltre il 70% degli italiani, secondo Eurispes, si oppone alla caccia.

L’episodio degli spari nel parco cittadino e il fallimento della rete anti-cinghiali sono segnali chiari che richiedono un cambio di rotta.

Torino ha l’opportunità di diventare un esempio di progresso etico, adottando politiche che mettono al centro la sicurezza dei cittadini e il rispetto per la fauna selvatica.

Torino ha le potenzialità per guidare un cambiamento culturale e politico che porti a una società più giusta e compassionevole.

Abbandonare la caccia non significa solo proteggere gli animali, ma anche garantire un ambiente sicuro per i cittadini e le future generazioni.

Per approfondire questi temi, invitiamo tutti i lettori a seguire il blog Elezioni Torino.

Ogni azione conta, ogni scelta può fare la differenza.

Un voto consapevole alle prossime elezioni politiche può salvare una vita.

È il momento di agire per un futuro senza caccia.

#VotoConsapevole

#NoCaccia

Sicurezza a Torino: nel 2024 ci piazziamo al 5° posto della classifica delle città più pericolose.

La sicurezza urbana è da sempre una delle priorità fondamentali per i cittadini di Torino.

Recenti avvenimenti e dichiarazioni hanno riportato al centro del dibattito pubblico l’importanza di affrontare le sfide legate alla sicurezza in modo serio e strutturato.

Secondo l’Indice della Criminalità 2024 de Il Sole 24 Ore, le prime dieci città italiane per numero di reati denunciati ogni 100.000 abitanti sono:

  1. Milano: 7.093,9 denunce ogni 100.000 abitanti.
  2. Roma: 6.071,3 denunce ogni 100.000 abitanti.
  3. Firenze: 6.053,8 denunce ogni 100.000 abitanti.
  4. Rimini: 6.002,8 denunce ogni 100.000 abitanti.
  5. Torino: 5.685,1 denunce ogni 100.000 abitanti.
  6. Bologna: 5.539,3 denunce ogni 100.000 abitanti.
  7. Prato: 4.887,9 denunce ogni 100.000 abitanti.
  8. Imperia: 4.838,5 denunce ogni 100.000 abitanti.
  9. Venezia: 4.825,1 denunce ogni 100.000 abitanti.
  10. Livorno: 4.743,9 denunce ogni 100.000 abitanti.

Secondo la classifica de Il Sole 24 Ore, quindi, nel 2024 Torino si posiziona al quinto posto tra le città più pericolose d’Italia, con 5.685,1 denunce ogni 100.000 abitanti.

Se scendiamo nel dettaglio delle tipologie di reato, ci distinguiamo per furti e rapine:

  • rapine in esercizi commerciali – primo posto
  • truffe e frodi informatiche – primo posto
  • danneggiamenti – primo posto
  • furto con strappo – terzo posto
  • rapine – quinto posto
  • furti – sesto posto

Sicurezza e vivibilità: una sfida complessa

Torino, come molte altre grandi città italiane, affronta sfide crescenti legate alla microcriminalità, al degrado urbano e alla percezione di insicurezza.

La presenza di fenomeni come lo spaccio di droga, il vandalismo e la piccola delinquenza non solo mette a rischio la sicurezza reale dei cittadini, ma erode anche il senso di fiducia nella capacità delle istituzioni di garantire un ambiente sicuro.

Le periferie torinesi sono spesso indicate come aree particolarmente critiche.

Tuttavia, anche alcune zone del centro cittadino, presentano problematiche legate al traffico di droga e alla criminalità.

Questi quartieri, spesso caratterizzati da una mancanza di servizi e spazi pubblici ben curati, diventano terreno fertile per attività illecite.

Secondo un recente rapporto, quasi il 30% degli italiani considera la microcriminalità uno dei problemi principali del proprio quartiere, un dato che rispecchia chiaramente la situazione di Torino.

La sicurezza urbana nel programma del PAI per le elezioni di Torino 2026

Il Partito Animalista Italiano (PAI) di Torino ha incluso la sicurezza nel proprio programma come uno dei punti chiave per le elezioni cittadine del 2026.

Questo approccio si basa sull’idea che la sicurezza non sia un tema isolato, ma debba essere affrontata in un quadro di politiche integrate che comprendano la tutela dell’ambiente, la rigenerazione urbana e il rispetto per ogni forma di vita.

Nel programma del PAI, disponibile sul blog Elezioni Torino, si sottolinea come una città sicura sia una città più verde, inclusiva e rispettosa di tutti gli esseri viventi.

“La sicurezza è un diritto fondamentale ma deve essere garantita con interventi intelligenti, che mettano al centro il benessere della comunità, umana e non. È impensabile costruire una città sicura senza affrontare anche il degrado ambientale e sociale che spesso alimenta la criminalità.”

PAI TORINO

Esempi di buone pratiche: lezioni dall’Italia e dall’Europa

Torino può guardare ad altre città italiane ed europee per trovare ispirazione su come affrontare in modo efficace le sfide legate alla sicurezza urbana:

  • Barcellona e la polizia di prossimità
    Barcellona ha implementato un modello di “polizia di prossimità”, con agenti che operano in modo continuativo nei quartieri, costruendo un rapporto di fiducia con i cittadini. Questo approccio ha portato a una riduzione significativa dei reati minori e a un miglioramento della percezione di sicurezza.

 

  • Parigi e la riqualificazione urbana
    Parigi ha investito massicciamente nella riqualificazione delle aree degradate, trasformandole in spazi verdi e attrattivi per famiglie e giovani. Questo tipo di intervento non solo riduce il degrado urbano, ma crea anche un senso di comunità che scoraggia la criminalità.

 

  • Amsterdam e la prevenzione sociale
    Amsterdam si distingue per i suoi programmi di prevenzione sociale, che coinvolgono scuole, associazioni locali e servizi sociali nel monitoraggio dei giovani a rischio e nella promozione di attività culturali e sportive. Questo modello ha dimostrato di essere particolarmente efficace nel ridurre il vandalismo e la delinquenza giovanile.

 

  • Londra e le telecamere di sorveglianza
    Londra ha implementato un sistema di sorveglianza avanzato con telecamere distribuite strategicamente in tutta la città. Sebbene questo approccio sollevi questioni di privacy, i risultati in termini di deterrenza e individuazione dei reati sono stati significativi.

Proposte per una Torino più sicura

Torino ha tutte le potenzialità per diventare un modello di sicurezza urbana in Italia, ma è necessario un intervento deciso e coordinato. Ecco alcune proposte concrete che arrivano dal Partito Animalista di Torino e da altre realtà associative del territorio:

  1. Aumento della presenza delle forze dell’ordine e la polizia di quartiere
    Aumento della presenza delle forze dell’ordine nelle aree più critiche delle città e introduzione di unità di polizia dedicate ai singoli quartieri, con un focus particolare sulle aree periferiche. Questo approccio favorirebbe una presenza costante e rassicurante delle forze di polizia.
  2. Rigenerazione urbana
    Investire nella riqualificazione delle aree degradate, creando spazi verdi, illuminazione adeguata e infrastrutture per il tempo libero. Un ambiente curato riduce il senso di abbandono e scoraggia la criminalità.
  3. Collaborazione con la cittadinanza
    Promuovere iniziative di coinvolgimento comunitario, come assemblee di quartiere e programmi di volontariato, per rafforzare il senso di appartenenza e responsabilità collettiva.
  4. Tecnologie avanzate
    Implementare tecnologie innovative, come app per la segnalazione di attività sospette e sistemi di monitoraggio ambientale, per migliorare la capacità di prevenzione e intervento.
  5. Educazione e prevenzione
    Avviare programmi educativi nelle scuole per sensibilizzare i giovani sui temi della legalità e del rispetto reciproco, prevenendo così comportamenti a rischio.

Un invito all’azione per tutti

La sicurezza è una priorità per i cittadini torinesi, ma richiede un impegno collettivo e strategie innovative per essere garantita.

Il Partito Animalista di Torino, anche in previsione delle future elezioni comunali del 2026, insieme ad altre realtà ambientaliste e animaliste della città, si impegna a promuovere politiche che coniughino sicurezza, sostenibilità e rispetto per tutti gli esseri viventi.

Torino ha la possibilità di trasformarsi in un esempio virtuoso di città sicura e inclusiva, ma per farlo è necessario che i cittadini e le istituzioni lavorino insieme.

E’ necessario che il voto sia consapevole. E’ necessario che l’elettore sia pronto a dare fiducia a chi ha a cuore la città di Torino e tutti gli esseri viventi che la popolano.

Vi invitiamo a seguire il blog Elezioni Torino per rimanere aggiornati sulle proposte e i programmi dei partiti che mettono al centro la sicurezza e la qualità della vita.

“Il cambiamento è possibile, ma dipende da ognuno di noi.”

#SicurezzaTorino #PrimaGliIndifesi

Inquinamento atmosferico a Torino: un allarme smog che non può essere ignorato. La nuova Direttiva Europea sulla qualità dell’aria.

Torino è una città che porta con sé una storia gloriosa, ma anche un’eredità pesante: l’inquinamento atmosferico.

Con l’entrata in vigore della nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria, che mira a ridurre drasticamente i limiti di inquinanti come il particolato fine (PM2.5 e PM10) e il biossido di azoto (NO2), la città si trova sotto una lente d’ingrandimento.

Anni di superamenti costanti dei limiti consentiti mettono in evidenza una realtà drammatica: l’aria che respiriamo è stata fuorilegge per anni.

La nuova Direttiva UE e l’aria “fuorilegge” di Torino

La nuova normativa europea stabilisce obiettivi più ambiziosi per la qualità dell’aria, prevedendo una riduzione significativa dei limiti degli inquinanti entro il 2030.

La nuova direttiva europea può essere consultata integralmente qui (Eur Lex).

In sintesi, la nuova Direttiva (UE) 2024/2881, adottata il 23 ottobre 2024, stabilisce standard più rigorosi per la qualità dell’aria nell’Unione Europea, con l’obiettivo di avvicinarsi ai valori guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e di raggiungere l’inquinamento zero entro il 2050.

Obiettivi principali della direttiva:

  • Riduzione dei limiti degli inquinanti entro il 2030: il valore limite annuale per il particolato fine (PM2,5) sarà ridotto da 25 µg/m³ a 10 µg/m³ (Consiglio dell’Unione Europea). Il valore limite annuale per il biossido di azoto (NO₂) sarà abbassato da 40 µg/m³ a 20 µg/m³ (Consiglio dell’Unione Europea).
  • Monitoraggio e valutazione: miglioramento delle metodologie di monitoraggio e modellizzazione della qualità dell’aria per garantire dati più accurati e affidabili.
  • Piani d’azione: gli Stati membri dovranno elaborare tabelle di marcia per la qualità dell’aria entro il 2028, delineando le misure necessarie per raggiungere i nuovi standard entro il 2030 (Consiglio dell’Unione Europea).
  • Accesso alla giustizia e risarcimenti: i cittadini avranno il diritto di chiedere e ottenere un risarcimento quando la loro salute è stata danneggiata a causa della violazione delle norme sulla qualità dell’aria stabilite dalla direttiva.

Per Torino, che già oggi fatica a rispettare gli standard attuali, questa rappresenta una sfida gigantesca.

La città, situata in una delle aree più inquinate d’Europa, la Pianura Padana, è costantemente esposta a livelli di inquinamento che superano quelli considerati sicuri per la salute umana e ormai fuori norma secondo i livelli della nuova direttiva europea – qui i livelli di inquinamento dell’aria in città.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il PM2.5 è responsabile di gravi problemi respiratori e cardiovascolari, con un impatto devastante sulla popolazione più vulnerabile, come anziani e bambini.

A Torino, i dati confermano che queste fasce della popolazione sono le più colpite, con un aumento di malattie croniche e ricoveri ospedalieri.

Le conseguenze dell’inquinamento dell’aria in Italia e a Torino

L’inquinamento atmosferico rappresenta una grave emergenza sanitaria in Italia. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), nel 2020 si sono registrati almeno 238.000 decessi prematuri nell’UE attribuibili all’esposizione al particolato fine (PM2,5) – European Environment Agency’s home page.

Nel 2022, l’Italia ha registrato circa 48.600 morti premature attribuibili all’esposizione al PM2,5, con un tasso di 113 decessi ogni 100.000 abitanti – Inquinamento – Morti premature.

Questo dato posiziona il Paese tra quelli con il più alto numero di decessi legati all’inquinamento dell’aria in Europa.

Nonostante una riduzione del 45% dei decessi dal 2005 al 2022, sono necessari ulteriori sforzi per raggiungere l’obiettivo europeo di riduzione del 55% entro il 2030 – Regioni e Ambiente, inquinamento atmosferico.

L’inquinamento atmosferico rimane una sfida significativa per la salute pubblica in Italia.

A Torino, l’inquinamento dell’aria è particolarmente preoccupante.

Le aree centrali registrano livelli elevati di biossido di azoto (NO₂), principalmente a causa del traffico intenso.

Anche le zone periferie soffrono di una qualità dell’aria pessima, aggravata dalla mancanza di spazi verdi e dalla presenza di attività industriali.

I dati rilevati dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Piemonte (ARPA) mostrano che le concentrazioni di PM10 e NO₂ spesso superano i limiti consentiti, con conseguenti rischi per la salute dei cittadiniComune di Torino – livelli inquinamento aria.

Oltre ai costi umani, l’inquinamento genera un impatto economico significativo.

Secondo il recente rapporto del Centre for Research on Energy and Clean Air, le spese sanitarie legate all’inquinamento atmosferico in Italia superano i 60 miliardi di euro all’anno, una cifra che include ricoveri, cure mediche e giornate lavorative perse – Liberta.it – costi sociali.

È fondamentale affrontare con urgenza questa crisi ambientale e sanitaria, implementando politiche efficaci per ridurre le emissioni inquinanti e migliorare la qualità dell’aria nelle aree urbane.

Cosa fare per cambiare rotta?

Torino ha bisogno di un piano d’azione immediato e ambizioso per affrontare questa emergenza.

La politica locale, nazionale ed europea deve agire con urgenza per garantire un’aria più pulita per tutti.

Trasporto sostenibile

La città deve puntare sul potenziamento del trasporto pubblico e sulla promozione di mezzi di trasporto sostenibili.

L’introduzione di linee di autobus elettrici, il miglioramento della rete ciclabile e l’incentivazione dell’uso di veicoli a basse emissioni sono passi fondamentali.

Verde pubblico

Gli spazi verdi non sono solo decorativi: sono polmoni vitali per le città.

Torino deve investire nella creazione e nella manutenzione di parchi e aree verdi, soprattutto nelle periferie, dove la densità di popolazione e il traffico generano livelli di inquinamento più elevati.

Promozione di stili di vita sostenibili

L’inquinamento atmosferico non dipende solo dal traffico: le scelte alimentari, le abitudini di consumo e il riscaldamento domestico contribuiscono significativamente.

Educare i cittadini all’adozione di stili di vita sostenibili, come una dieta plant-based e l’uso di energie rinnovabili, può fare la differenza.

Il ruolo della politica: un appello ai candidati e alle istituzioni

Il cambiamento deve partire dalla politica. Le prossime elezioni comunali di Torino rappresentano un’opportunità per scegliere rappresentanti che mettano al centro del loro programma la lotta all’inquinamento atmosferico.

Il blog Elezioni Torino, si impegna a monitorare i programmi politici dei vari partiti e movimenti ambientalisti ed animalisti, per analizzare chi realmente propone soluzioni concrete e chi, invece, si limita a slogan vuoti.

In questo contesto, il Partito Animalista Italiano (PAI) rappresenta una voce chiara e decisa. Nel programma del PAI di Torino, già pubblicato sul nostro blog, la qualità dell’aria è un tema centrale.

Ai punti 3 – 4 – 5 del programma, il partito propone misure specifiche per ridurre l’inquinamento dell’aria a Torino, includendo il potenziamento del trasporto pubblico elettrico (con riduzione del costo dei biglietti), ampliando la rete di autobus e tram a basse emissioni e promuovendo un sistema di car sharing accessibile.

 

Per approfondire:

La scelta del voto consapevole

La lotta all’inquinamento atmosferico non è solo una battaglia per l’ambiente: è una battaglia per il nostro futuro.

Torino può diventare un modello di sostenibilità urbana, ma solo se le istituzioni e i cittadini collaborano per adottare soluzioni ambiziose e durature.

Invitiamo i cittadini torinesi a fare una scelta consapevole alle prossime elezioni comunali.

Sostenere chi ha a cuore il benessere della comunità e dell’ambiente significa costruire una città più vivibile per tutti, oggi e domani.

Qui altri articoli sul tema dell’inquinamento dell’aria a Torino e altri link utili:

Mal’Aria in città: il processo contro gli ex sindaci di Torino

Siccità, maltempo e cambiamento climatico: una minaccia reale per la metropoli torinese

Qualità dell’aria in Piemonte 

La nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria – riassunto esplicativo

Ambiente e non solo – Morti premature e anni di vita persi.

Seguici su Elezioni Torino per aggiornamenti e analisi sui programmi politici legati alla sostenibilità, alla qualità dell’aria e alla salute pubblica.

N.O.E.T.A.A. – Un faro di speranza per animali e ambiente a Torino.

In un mondo sempre più segnato dall’emergenza ambientale e dall’indifferenza verso il benessere degli animali, esistono realtà che brillano come fari di speranza. N.O.E.T.A.A., acronimo di Nucleo Operativo Ecologico Tutela Animali e Ambiente, è una di queste.

L’organizzazione, nata con l’obiettivo di difendere il territorio e garantire il rispetto dei diritti degli animali, rappresenta una voce forte e determinata nel panorama italiano.

La Missione di N.O.E.T.A.A

N.O.E.T.A.A. si distingue per il suo impegno a 360 gradi nella tutela della natura e degli animali. Dalle attività di sensibilizzazione sul rispetto dell’ambiente e del patrimonio faunistico, al contrasto del bracconaggio e delle pratiche di sfruttamento animale, questa organizzazione si dedica con passione a combattere le ingiustizie e a promuovere una convivenza più etica con tutte le forme di vita.

Ma il loro impegno non si ferma qui. N.O.E.T.A.A. svolge anche un’importante attività di formazione, incoraggiando i cittadini a diventare protagonisti attivi del cambiamento, attraverso il volontariato e l’aspirazione a diventare guardie ecozoofile.

Questo ruolo cruciale permette di vigilare sul territorio, contrastare il maltrattamento degli animali e intervenire a difesa dell’ambiente.

Un impegno straordinario a Torino

A Torino, sotto la guida della presidente provinciale di Laura Arlandi, N.O.E.T.A.A. TORINO ha raggiunto traguardi significativi.

Con il loro lavoro, non solo hanno difeso numerosi animali da condizioni di maltrattamento e abbandono, ma hanno anche svolto un ruolo chiave nella protezione del territorio e nella lotta contro il degrado ambientale.

Inoltre, nel territorio torinese, N.O.E.T.A.A. ha un gruppo di volontari che si adopera per la ricerca di animali smarriti con l’aiuto di cani molecolari, droni, visori termici, gabbie trappola e foto trappole.

Grazie al loro impegno, la città e la sua area metropolitana hanno beneficiato di una maggiore sensibilizzazione verso tematiche cruciali come il rispetto per la fauna locale e la sostenibilità ambientale.

Laura e il suo team rappresentano un esempio di dedizione e determinazione, lavorando instancabilmente per garantire che il territorio di Torino rimanga un luogo sicuro e accogliente, sia per gli animali che per le persone.

Un appello ai cittadini e alla politica: sosteniamo chi si impegna per il nostro futuro

Invitiamo tutti i cittadini di Torino sensibili alle tematiche ambientali e animaliste a sostenere N.O.E.T.A.A. e le realtà simili che operano sul nostro territorio.

Il loro lavoro non è solo fondamentale per garantire un futuro migliore a tutti gli esseri viventi, ma è cruciale per proteggere il nostro fragile ecosistema.

Avvicinarsi alle loro attività di volontariato significa fare la differenza, diventando parte attiva di un cambiamento positivo e necessario.

Chi lo desidera, inoltre, ha la possibilità di formarsi come guardia ecozoofila: un ruolo che unisce la passione per la difesa dell’ambiente a un impegno concreto per la tutela degli animali.

Grazie alla Legge 189/2004, le guardie ecozoofile hanno la qualifica di polizia giudiziaria, il che consente loro di agire con maggiore incisività contro i reati perpetrati ai danni degli animali.

Ma non basta il solo impegno dei cittadini. Serve una politica più attenta e un’amministrazione locale capace di riconoscere il valore di queste realtà e di offrire loro un maggiore supporto.

Le organizzazioni come N.O.E.T.A.A., che si dedicano con dedizione alla protezione del territorio, dell’ambiente e degli animali, meritano più attenzione e sostegno da parte delle istituzioni. È necessario incrementare il supporto logistico, migliorare le condizioni operative e garantire un adeguato sostentamento per il lavoro svolto.

Ad esempio, il Partito Animalista di Torino ha già inserito nel proprio programma l’impegno a favore di realtà come N.O.E.T.A.A., includendo azioni concrete come:

  • Sensibilizzazione della cittadinanza a unirsi e sostenere queste associazioni;
  • Miglioramento delle condizioni operative delle guardie ecozoofile e delle organizzazioni che difendono il territorio;
  • Maggiore supporto logistico e fondi dedicati per facilitare e ampliare il loro raggio d’azione.

Come cittadini e comunità, dobbiamo essere protagonisti di questo cambiamento, e come politica, è necessario agire concretamente per potenziare chi ogni giorno si batte per il benessere di tutti e la salvaguardia dell’ambiente.

N.O.E.T.A.A. è la dimostrazione di come passione e impegno possano creare una società più giusta, compassionevole e rispettosa per tutti gli esseri viventi. Con il sostegno di tutti, possiamo rendere Torino un modello di etica e progresso per il resto del paese!

Contatti

Per maggiori informazioni su N.O.E.T.A.A., le loro attività e su come contribuire al loro lavoro straordinario, è possibile contattarli attraverso i seguenti canali:

Email: noetaaprovtorino@gmail.com
Telefono: 0039 – 3514050866
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#NOETAATORINO #DIRITTIANIMALI

Basta Circhi con Animali: il Presidio di AnimaLiberAction al Parco della Pellerina di Torino

Il 23 novembre 2024, Torino ha ospitato un presidio organizzato da AnimaLiberAction, associazione impegnata nella lotta per i diritti animali, davanti al Circo Madagascar – Maya Orfei, allestito presso il Parco della Pellerina.

Questo evento ha visto la partecipazione di numerosi attivisti e cittadini, uniti nel chiedere la fine dello sfruttamento degli animali nei circhi e nel promuovere un cambiamento radicale verso spettacoli etici e senza crudeltà.

AnimaLiberAction, con i suoi referenti torinesi Sonya De Vitis e Antonio Sanguedolce, ha guidato questa protesta pacifica, ma determinata, per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni locali su una problematica che non può più essere ignorata.

Gli Animali nei Circhi: una vita di sofferenza

Quando parliamo di circhi con animali, facciamo riferimento a una realtà crudele e anacronistica. In Italia, ad oggi,  oltre 2000 animali, tra cui tigri, elefanti, cavalli, ippopotami, leoni e cammelli, vengono costretti a vivere in condizioni innaturali, tra sofferenze e vile sfruttamento.

Privati della libertà, sono mantenuti in gabbie anguste e trasportati per migliaia di chilometri, sottoposti a viaggi estenuanti e spesso in condizioni climatiche estreme.

Questi esseri viventi sono addestrati con metodi coercitivi, costretti a compiere esercizi che vanno contro la loro natura, solo per il divertimento di un pubblico sempre più ridotto.

Gli italiani si sono espressi: NO al Circo con Animali

Secondo il Rapporto Italia 2024 di Eurispes, oltre il 78% degli italiani è contrario all’utilizzo di animali nei circhi. Per tutti ormai è una forma di spettacolo ingiusto e arretrato.

La legge che ha raccolto questa nuova consapevolezza popolare, la legge delega n. 106 del 2022, che prevede  “il superamento dell’uso di animali nei circhi e negli spettacoli”, è ancora ferma al palo, inattuata, tra proroghe e indifferenza della classe politica di turno.

 

Ricordiamo, inoltre, che questa forma di ‘intrattenimento’ contrasta con i principi sanciti dall’articolo 9 della Costituzione italiana, che tutela l’ambiente, la biodiversità, gli ecosistemi e gli animali, e con l’articolo 13 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che riconosce gli animali come esseri senzienti e promuove il rispetto del loro benessere in tutte le politiche dell’Unione.

Una crisi etica ed economica

I circhi tradizionali che utilizzano animali si trovano in una crisi profonda, sia etica sia economica. Secondo un rapporto del Censis del 2017, commissionato dalla LAV, il settore dei circhi con animali ha visto un costante declino di pubblico, soprattutto a causa della crescente consapevolezza della crudeltà intrinseca di questi spettacoli.

Il divertimento basato sulla sofferenza non trova più spazio in una società che evolve verso una maggiore empatia e rispetto per tutti gli esseri senzienti.

Come sottolinea Sonya De Vitis di AnimaLiberAction:

Che tristezza vedere famiglie con bimbi al seguito andare a vedere degli esseri viventi ridotti in schiavitù, privati della loro dignità, obbligati a viaggi lunghi ed estenuanti in gabbie ristrette e costretti ad eseguire movimenti innaturali per il nostro misero divertimento. Alle giovani menti bisogna insegnare il rispetto, la compassione, l’empatia verso tutti gli esseri viventi.

Il Presidio: un messaggio forte e chiaro

Il presidio del 23 novembre ha rappresentato un momento cruciale per portare alla luce questa problematica nella nostra città.

I partecipanti si sono riuniti davanti al circo per esprimere il loro dissenso verso l’uso di animali negli spettacoli, portando cartelloni, striscioni e megafoni.

Tra i messaggi più significativi, spiccavano slogan come “Animali liberi” e “Fuori tendone, dentro prigione“, a sottolineare le costrizioni e le sofferenze inflitte agli animali.

 

Antonio Sanguedolce, altro referente di AnimaLiberAction Torino, ha dichiarato:

La nostra protesta, la nostra lotta, è per far capire che un altro circo è possibile. Ci sono altre realtà circensi che hanno superato lo sfruttamento animale nei loro spettacoli. Un circo senza crudeltà è possibile, è doveroso ed è necessario.”

Le dichiarazioni di De Vitis e Sanguedolce evidenziano come sia urgente e necessario un cambiamento nel mondo dello spettacolo circense.

Esempi virtuosi di città che agiscono

Gli attivisti per i diritti animali della città di Torino hanno posto l’attenzione sulle azioni già intraprese da altre città italiane.

Ad esempio, Alessandria ha limitato la presenza di circhi con animali a un solo evento l’anno, preferendo i circhi senza animali. Il comune di Leinì, invece, ha vietato l’affissione di manifesti che ritraggono animali sfruttati, promuovendo una sensibilizzazione diffusa.

Animaliberaction Torino invita l’amministrazione comunale a seguire questi esempi virtuosi, sottolineando che è possibile adottare misure concrete per limitare la presenza di circhi con animali. Tra queste:

  • Imporre il rispetto degli standard minimi di benessere animale sanciti dalle normative CITES 2006.
  • Controlli più rigorosi sulle condizioni di vita degli animali.
  • Monitoraggio delle autorizzazioni per l’uso di animali classificati come “pericolosi”.
  • Promozione attiva di spettacoli circensi etici, senza sfruttamento.

Come ribadisce Sonya De Vitis:

Noi di AnimaLiberAction Torino auspichiamo che la nostra città scelga in futuro spettacoli senza crudeltà, che trasmettano il valore del rispetto degli animali: il nostro divertimento non può essere accompagnato dalla crudeltà verso altri esseri viventi.

Prossimi appuntamenti

La lotta per i diritti animali non si ferma qui. Sabato 30 novembre, in via Roma a Torino, di fronte a Louis Vuitton, gli animalisti torinesi si ritroveranno per partecipare alla protesta nell’ambito della campagna mondiale Fall of Fur, contro l’uso delle pellicce.

Sarà un altro momento di sensibilizzazione per ribadire che il rispetto per gli animali deve essere una priorità etica e culturale.

AnimaLiberAction, a dicembre, partirà inoltre con la campagna Christmas for Animals, con raccolte fondi a favore dei rifugi per animali e delle attività di volontariato.

A Torino, il 14 dicembre, si terrà una cena benefit a favore del Rifugio Miletta, un C.R.A.S. che ospita animali salvati da situazioni di sfruttamento. La locandina dell’evento sarà pubblicata nei prossimi giorni.

Il ruolo delle istituzioni e un appello ai politici

Torino ha l’opportunità di diventare un esempio virtuoso di modernità e progresso etico, dimostrando che il divertimento non deve mai essere accompagnato dalla sofferenza di esseri viventi senzienti.

AnimaLiberAction e gli animalisti torinesi ribadiscono con forza che è necessario adottare politiche concrete per proteggere gli animali e promuovere spettacoli che rispettino la loro dignità.

Gli strumenti normativi ci sono, e le amministrazioni comunali possono utilizzarli per limitare o scoraggiare la presenza di circhi con animali, come dimostrano gli esempi virtuosi di cui abbiamo già parlato.

Come sottolinea Antonio Sanguedolce:

Il nostro divertimento non può essere accompagnato dalla sofferenza di altri esseri viventi. È tempo che Torino diventi un esempio di città moderna e compassionevole, capace di trasmettere il valore del rispetto per tutti gli esseri viventi.

È il momento di dimostrare che è possibile un futuro senza crudeltà, in cui il rispetto per gli animali diventi un valore fondante della nostra comunità.

La tutela degli animali, fissata nella nostra Costituzione, deve trovare attuazione in scelte che favoriscano spettacoli etici e sostenibili.

Questa sfida riguarda tutti: politici, cittadini ed istituzioni. In particolare, i politici locali e nazionali devono raccogliere questo invito e mettere in atto misure concrete e coraggiose che riflettano i valori di rispetto, empatia e giustizia socio – ambientale.

È il momento di agire. Non solo per gli animali, ma anche per il benessere emotivo e psicologico delle future generazioni.

Torino può farcela, può e deve trasformarsi in una città moderna, compassionevole e rispettosa di ogni forma di vita.

#AnimaliLiberi

– Aggiornamenti –

Nuove ombre sul Circo Madagascar – Maya Orfei. Sequestrati i tendoni.

A pochi giorni dal presidio organizzato da AnimaLiberAction al Parco della Pellerina, emergono notizie che gettano ulteriore discredito sul Circo Madagascar – Maya Orfei.

Il circo è coinvolto in gravi accuse di caporalato e sfruttamento del lavoro.

Le forze dell’ordine, intervenute in seguito a segnalazioni, hanno posto sotto sequestro la struttura dopo aver scoperto condizioni di lavoro disumane per i dipendenti.

Tra le violazioni riscontrate, turni estenuanti, alloggi precari e stipendi non pagati. La situazione non fa che rafforzare la necessità di un cambiamento culturale e legislativo che ponga fine a queste realtà che, oltre a sfruttare animali, compromettono anche la dignità delle persone.

Questa notizia aggiunge un ulteriore tassello al quadro di sofferenza e ingiustizia che circonda i circhi con animali. Non solo esseri viventi privati della loro libertà e dignità, ma anche lavoratori ridotti a condizioni inaccettabili.

La connessione tra sfruttamento umano e animale diventa così ancora più evidente!

Un segnale per un cambiamento necessario

Questo episodio dimostra che il problema dei circhi non si limita solo alla questione del benessere animale, ma coinvolge anche diritti fondamentali dei lavoratori.

La protesta di AnimaLiberAction trova ulteriore validità alla luce di quanto emerso.

Torino, una città che si propone come all’avanguardia nella tutela dei diritti, non può tollerare realtà simili.

È il momento di un’azione decisa da parte delle istituzioni per garantire che il nostro territorio non sia complice di ingiustizie verso persone e animali.

Dal lato politico, il Partito Animalista Italiano, già attivo nella battaglia contro i circhi con animali, ribadisce l’urgenza di applicare la legge delega n. 106 del 2022 e di promuovere alternative circensi etiche, rispettose di ogni forma di vita.

L’impegno di AnimaLiberAction e delle realtà animaliste locali dimostra che è possibile immaginare un futuro diverso, fatto di spettacoli che non siano basati su crudeltà e sfruttamento.

Un invito alla riflessone e all’azione

Le recenti scoperte al Circo Madagascar – Maya Orfei devono essere un monito per tutti: cittadini, istituzioni e politici.

È necessario vigilare affinché queste realtà vengano sostituite con alternative etiche e rispettose. Invitiamo tutti a unirsi a questa lotta e a sostenere un futuro privo di crudeltà e sfruttamento!

Continuate a seguirci su Elezioni Torino per ulteriori aggiornamenti e per sostenere iniziative volte a proteggere i diritti di ogni essere vivente.

Petizioni, raccolta firme, iniziative e proposte di legge on line:

Mail di protesta al Comune di Torino – clicca qui

– LAV: Petizione Basta Animali nei Circhi – clicca qui

– PAI (Partito Animalista Italiano): Firma la legge basta animali al circo – clicca qui

 

 

Articolo 9 della Costituzione: un impegno tradito per il benessere animale e l’ambiente!

Nel 2022, l’Italia ha modificato l’Articolo 9 della Costituzione, introducendo la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli animali. Questo cambiamento ha rappresentato un traguardo storico per il Paese, segnando un passo verso una maggiore responsabilità ambientale e un impegno per il benessere animale. Tuttavia, nonostante il significato di questa riforma, molti aspetti di questa tutela rimangono disattesi, in particolare per quanto riguarda gli animali da reddito. Le industrie degli allevamenti intensivi, della caccia e della vivisezione continuano a operare senza che le leggi riflettano appieno la protezione sancita dalla Costituzione.

La trasformazione dell’Articolo 9: una promessa non mantenuta?

La modifica dell’Articolo 9 ha introdotto la tutela degli animali nella Costituzione, ma a livello pratico siamo ancora lontani dall’applicazione di queste protezioni. L’industria zootecnica in Italia rimane ampiamente non regolamentata rispetto agli standard di benessere animale, con allevamenti intensivi che mettono costantemente a rischio la salute e il benessere di milioni di animali.

Secondo la FAO, il settore dell’allevamento è responsabile del 14,5% delle emissioni globali di gas serra, e le condizioni di vita negli allevamenti intensivi rimangono precarie, se non crudeli. I dati confermano che oltre il 70% degli italiani è favorevole a una maggiore protezione degli animali, un dato che evidenzia come la popolazione richieda un’azione concreta.

Nonostante questa crescente consapevolezza, i cambiamenti strutturali tardano ad arrivare. Secondo un sondaggio Eurispes, una larga fetta di italiani si oppone alla caccia (58,6%) e alla vivisezione (68,5%) . Questo dimostra che la percezione del benessere animale va ben oltre i soli animali domestici: sempre più italiani richiedono politiche che riconoscano la sofferenza degli animali da reddito.

Gli italiani e il benessere animale

Come dicevamo, secondo l’articolo di Eurispe sulla sensibilità degli italiani verso il benessere animale, emerge un quadro di consapevolezza crescente. Milioni di italiani ritengono che gli animali dovrebbero godere di diritti maggiori e una percentuale significativa è favorevole a leggi più restrittive contro la vivisezione, gli allevamenti intensivi e la caccia.

Questo cambiamento nella coscienza collettiva è frutto di anni di campagne di sensibilizzazione, supportate da associazioni ambientaliste e animaliste. Tuttavia, la domanda che sorge è: perché, nonostante questa sensibilità crescente, il sistema legislativo non riesce ancora a tenere il passo?

L’Italia è culturalmente legata agli animali domestici, considerati membri della famiglia. Il rapporto tra italiani e animali da compagnia è intimo e profondo, e circa il 44,7% delle famiglie possiede almeno un animale domestico. Tuttavia, questa empatia non si estende agli animali da reddito, spesso ignorati nelle discussioni politiche e sociali. È necessario ripensare la nostra relazione con tutti gli animali, non solo con quelli che accogliamo nelle nostre case, ma anche con quelli che finiscono nei nostri piatti.

Torino: un esempio di sensibilità verso gli animali

Torino è da sempre in prima linea per la tutela degli animali. La nostra città segue una serie di fonti che spaziano dal diritto internazionale alla normativa locale. Nel 2006 ha adottato il REGOLAMENTO PER LA TUTELA ED IL BENESSERE DEGLI ANIMALI IN CITTA’  che ha lo scopo di promuovere il benessere e la tutela degli animali, favorendo e diffondendo i principi di corretta convivenza con la specie umana.

Nel 2024 poi, la Regione Piemonte ha approvato il Testo Unico sul Benessere Animale, una legge d’avanguardia nel panorama nazionale, che tutela gli animali d’affezione e mira a prevenire il randagismo. Sebbene questi siano esempi di legislazione avanzata, è necessario che la città di Torino faccia un ulteriore passo in avanti includendo nel suo approccio anche gli animali da reddito. È giunto il momento di espandere la Carta dei Diritti degli Animali, per includere tutti gli esseri senzienti, senza distinzione tra animali domestici e da reddito.

Per un approfondimento sul Testo Unico sul Benessere Animale del Piemonte, leggi qui il nostro articolo.

L’ipocrisia della distinzione tra animali domestici e da reddito

Un tema sempre più controverso è la disparità di trattamento tra gli animali domestici e quelli da reddito. Sebbene i cani e i gatti godano di amore e protezione, gli animali da reddito continuano a essere trattati come semplici strumenti di produzione. Eppure, la scienza ha dimostrato che anche questi animali sono capaci di provare emozioni complesse come dolore, paura, affetto e gioia . Ignorare la loro sofferenza non solo contraddice lo spirito dell’Articolo 9, ma mette in discussione anche i principi di base della nostra società, che dovrebbe promuovere il rispetto per tutti gli esseri viventi.

Perché gli animali da reddito, come le mucche, i maiali, i polli e i pesci, continuano a essere sfruttati a livelli inaccettabili ed insostenibili?

È tempo di eliminare questa ipocrisia e riconoscere che tutti gli animali, indipendentemente dalla loro funzione nella società, meritano di essere trattati con dignità e rispetto.

Un cambiamento necessario: il piano di riduzione della carne

L’allevamento intensivo rappresenta una delle principali fonti di sofferenza animale e di inquinamento ambientale. Paesi come la Danimarca stanno già implementando piani di riduzione della produzione e consumo di carne, con l’obiettivo di ridurre il loro impatto ambientale e migliorare il benessere animale . Un piano simile potrebbe essere adottato in Italia, dove il consumo di carne rimane elevato nonostante la crescente consapevolezza sugli effetti negativi dell’allevamento intensivo.

Promuovere alternative alimentari a base vegetale non solo ridurrebbe la domanda di carne, ma favorirebbe anche un’economia più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Per maggiori dettagli sul Piano di Riduzione della Carne Danese, leggi il nostro articolo qui.

Torino: un modello per il cambiamento

Torino ha la possibilità di porsi come esempio virtuoso per l’Italia, promuovendo un piano di riduzione del consumo di carne nelle mense scolastiche e pubbliche, ispirandosi a città come New York che già adottano politiche di alimentazione plant-based.

Le amministrazioni locali potrebbero investire in programmi educativi volti a sensibilizzare i cittadini sui benefici ambientali e sanitari di una dieta più sostenibile, riducendo l’impatto degli allevamenti intensivi.

Le mense scolastiche, in particolare, possono fungere da punto di partenza per un cambiamento culturale duraturo. Secondo uno studio dell’Università di Oxford, la riduzione del consumo di carne potrebbe ridurre le emissioni di gas serra fino al 73% per le diete vegetariane, beneficiando non solo l’ambiente, ma anche la salute pubblica. L’implementazione di queste pratiche a Torino potrebbe creare un modello replicabile in tutto il Paese, rispecchiando la recente revisione dell’Articolo 9 della Costituzione, che tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle generazioni future.

Inoltre, ridurre il consumo di carne e promuovere alternative vegetali è in linea con gli obiettivi di sostenibilità della città e dell’Italia, consentendo di rispettare gli impegni presi per ridurre le emissioni di gas serra. L’applicazione di progetti simili renderebbe Torino una città capofila, evidenziando l’importanza di politiche lungimiranti.

Il coinvolgimento dei cittadini e delle scuole in questo cambiamento significherebbe non solo una tutela maggiore per gli animali, ma anche un passo verso il rispetto della nostra Costituzione che richiede la salvaguardia dell’ambiente per le future generazioni .

Un impegno con la nostra Costituzione che va rispettato, per il bene di tutti!

L’Articolo 9 rappresenta un impegno fondamentale per la protezione degli animali e dell’ambiente, ma è tempo di tradurre queste parole in azioni concrete. Gli italiani chiedono a gran voce una maggiore protezione degli animali, e Torino può essere la città che guida questo cambiamento. La protezione degli animali non deve più essere un semplice ideale, ma una realtà che include tutti gli esseri viventi, domestici e da reddito. I politici di oggi e di domani devono raccogliere questa sfida di compassione e sostenibilità, ora!

#Costituzione #BenessereAnimale

Caccia: più di 7 italiani su 10 non la vogliono. Il Piemonte riparte dalle decisioni del TAR.

La sospensione dell’attività venatoria in Piemonte da parte del TAR nell’ottobre del 2024 ha rappresentato un momento cruciale nella tutela della fauna selvatica e della biodiversità regionale.

La decisione, inizialmente accolta come un passo significativo verso un cambiamento nelle politiche ambientali, è stata motivata dalla mancata revisione del Piano Faunistico Venatorio, che non tiene conto degli impatti del cambiamento climatico e delle trasformazioni ambientali sul territorio.

Alcune specie già gravemente minacciate, come la moretta, la pernice bianca, la coturnice, il fagiano di monte e l’allodola, sono state al centro dell’attenzione per il loro stato di grave declino.

Queste specie, già provate dalla perdita di habitat e dalle condizioni climatiche estreme, rischiano l’estinzione senza interventi tempestivi e rigorosi.

La vicenda ha però avuto sviluppi controversi: la Regione Piemonte ha ottenuto dal TAR un parziale ripristino dell’attività venatoria per alcune specie, giustificandolo con la presunta conformità del Piano Faunistico Venatorio attuale.

Si riaprirà quindi la caccia al fagiano di monte e alla coturnice, mentre la caccia alla moretta sarà possibile senza attendere alcun provvedimento regionale. L’attività venatoria per tutte le altre specie prosegue secondo le modalità indicate nel calendario venatorio regionale 2024-25.

Questa posizione ha suscitato critiche aspre da parte delle associazioni ambientaliste e animaliste, che denunciano la mancanza di una visione aggiornata e responsabile della gestione della fauna.

Il mancato aggiornamento del piano, richiesto da tempo, è stato considerato da molti come una grave negligenza, specialmente in un momento storico in cui le minacce antropiche alla biodiversità animale e vegetale e il cambiamento climatico stanno aggravando la situazione generale.

Siamo al paradosso

  • Da un lato, associazioni come “Caccia Libera” hanno difeso a spada tratta l’attività venatoria, affermando che “la caccia non si può fermare”. Queste recriminazioni hanno trovato terreno fertile nella Giunta di centro – destra della Regione Piemonte. L’assessore all’agricoltura, Paolo Bongioanni, infatti, dopo l’ultimo accoglimento del TAR, ha espresso: “soddisfazione per una decisione tempestiva che conferma le scelte della Regione e va incontro al mondo venatorio”.

 

  • Dall’altro, la popolazione italiana si dimostra sempre più contraria alla caccia: secondo l’ultimo Rapporto Eurispes 2024, più del 70% degli italiani è contrario a questa pratica crudele e anacronistica. Questo scollamento tra la volontà popolare e le politiche regionali mette in luce una problematica più ampia: l’incapacità di alcune istituzioni di rispondere alle mutate sensibilità sociali e alle sfide ambientali contemporanee.

Tutta questa vicenda ha evidenziato le criticità legate alla protezione della fauna selvatica, che si trova a dover affrontare pressioni sempre maggiori.

Il cambiamento climatico sta alterando profondamente gli ecosistemi, costringendo molte specie a spostarsi o a vivere in condizioni limite.

La mancanza di azioni concrete non solo rischia di impoverire ulteriormente il patrimonio naturale del Piemonte, ma rappresenta anche un pericolo per l’equilibrio ecologico dell’intera regione.

In questo contesto, l’articolo 9 della Costituzione italiana, che sancisce la tutela dell’ambiente, degli animali e della biodiversità, appare più che mai un richiamo urgente.

Tuttavia, la sua applicazione concreta si scontra con resistenze politiche e interessi consolidati, impedendo l’adozione di misure che possano davvero garantire la sopravvivenza della fauna selvatica.

La domanda che emerge da questa vicenda è cruciale: come può una Regione, nel 2024, ignorare la necessità di riformare pratiche che mettono a rischio non solo la natura e la biodiversità, ma anche la sicurezza e il benessere delle persone?

Caccia e ambiente: un’eredità tossica per la natura e l’uomo

La caccia, oltre a rappresentare una minaccia diretta per la fauna selvatica, lascia un segno profondo e indelebile sull’ambiente. Le cartucce al piombo, ancora ampiamente utilizzate, rilasciano sostanze altamente tossiche nel suolo e nelle acque, trasformando ecosistemi vitali in zone contaminate.

Questa scia non si ferma: si accumula nella catena alimentare, avvelenando gli animali acquatici e i predatori che si nutrono di carogne, e infine raggiunge gli esseri umani, con effetti potenzialmente nocivi sulla salute.

Le aree di caccia diventano così luoghi di pericolo diffuso, compromettendo non solo la fauna locale ma anche l’integrità delle foreste e delle zone rurali circostanti.

Il piombo, una volta rilasciato, contamina il terreno per decenni, contribuendo al degrado di ecosistemi già messi a dura prova dal cambiamento climatico e dalla perdita di habitat.

Le specie che abitano il Piemonte – dalle pernici bianche alle morette, dai fagiani di monte alle coturnici – rappresentano un patrimonio inestimabile non solo per la biodiversità regionale, ma per l’intero equilibrio naturale.

Ogni singolo animale è una tessera insostituibile di un mosaico complesso che regola la vita sul nostro pianeta. La caccia, tuttavia, continua a depauperare questo patrimonio, minacciando specie già in declino e accelerando un processo di estinzione che avrà conseguenze irreversibili.

SICUREZZA PUBBLICA

Non è solo la fauna a subire gli effetti devastanti di questa pratica: la caccia influisce anche sulla sicurezza pubblica. Ogni anno, numerosi incidenti – spesso tragici – coinvolgono cacciatori e cittadini che si trovano nei pressi delle zone di caccia.

Negli ultimi dieci anni, in Italia, più di 220 persone hanno perso la vita a causa di episodi legati alla caccia, a cui si aggiungono centinaia di feriti.

Questi numeri drammatici evidenziano un problema che va ben oltre la protezione della fauna: riguarda la sicurezza delle nostre comunità.

Qui è possibile documentarsi sulle Vittime della Caccia in tempo reale: bollettino – clicca qui.

In un Piemonte che lotta per preservare il suo ambiente naturale, il supporto politico alla caccia appare sempre più come una scelta anacronistica e irresponsabile.

In un momento storico in cui servirebbero azioni coraggiose per proteggere la natura e invertire il declino degli ecosistemi, la caccia rappresenta un passo indietro.

I politici locali hanno il dovere di prendersi carico di questa sfida, mettendo la tutela della natura, della fauna selvatica e della sicurezza delle persone al centro delle loro priorità.

È tempo di riflettere su cosa vogliamo lasciare in eredità alle generazioni future: una natura viva e vibrante o un ambiente devastato da scelte miopi?

La popolazione piemontese tutta, umana ed animale, necessita, ma soprattutto, MERITA amministratori più attenti alla conservazione della natura, piuttosto che al sostegno di una minoranza di cacciatori!

Più di sette italiani su dieci non vogliono la caccia

Una maggioranza schiacciante!

Il dato è chiaro e inequivocabile: secondo recenti sondaggi condotti da istituti di ricerca indipendenti, più del 70% degli italiani si dichiara contrario alla caccia.

Questo sentimento si riflette non solo nella crescente sensibilità verso i diritti degli animali, ma anche nella percezione diffusa della caccia come una pratica anacronistica, distante dalle necessità attuali di tutela ambientale e benessere animale.

La maggioranza dei cittadini ritiene che il controllo della fauna selvatica dovrebbe avvenire attraverso metodi non cruenti, come la sterilizzazione, la gestione degli habitat naturali e il monitoraggio scientifico, piuttosto che attraverso abbattimenti indiscriminati.

Questo rifiuto della caccia non è solo una questione etica, ma anche un tema di sicurezza pubblica. Sono circa 400.000 i cacciatori italiani che ogni anno, oltre ad uccidere milioni di animali, esercitano l’attività venatoria in prossimità di centri abitati e in aree sempre più estese.

Questo ha sollevato preoccupazioni crescenti tra i cittadini, che temono per la propria incolumità e per quella degli animali domestici.

La caccia è vista come una minaccia non necessaria, che potrebbe essere sostituita da soluzioni alternative più moderne e rispettose della biodiversità.

Il divario tra la volontà popolare e le attuali normative dimostra la necessità di una riforma immediata e incisiva.

La politica, troppo spesso condizionata dalle lobby venatorie, non sembra ancora pronta a recepire l’appello della stragrande maggioranza degli italiani, lasciando irrisolti i conflitti tra interessi particolari e il bene collettivo.

Tuttavia, il crescente supporto a movimenti e partiti ambientalisti e animalisti rappresenta un segnale forte e incoraggiante: il cambiamento non è solo possibile, ma inevitabile!

Una fotografia dell’attuale situazione normativa italiana

L’attuale situazione normativa in Italia sulla caccia presenta una cornice legislativa complessa e, per certi versi, contraddittoria.

La Legge di Bilancio 2023, ha modificato la LEGGE 11 febbraio 1992 n. 157 – Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio, ampliando la possibilità di abbattimenti anche in aree protette e durante periodi dell’anno precedentemente vietati, previa autorizzazione delle regioni.

Queste disposizioni hanno sollevato forti critiche da parte di associazioni ambientaliste e animaliste, che denunciano il rischio di una deregulation in grado di mettere in serio pericolo la biodiversità e il benessere animale.

A rendere il quadro ancora più controverso, sono stati degli emendamenti proposti dalla Lega nel 2024, ribattezzati “spara-tutto”, che avrebbero ulteriormente liberalizzato l’attività venatoria, consentendo la caccia su tutto il territorio, in qualsiasi periodo dell’anno e ampliando il numero di specie cacciabili.

Tuttavia, il governo ha respinto queste proposte, su pressione di associazioni, forze politiche e della società civile, sottolineando la necessità di tutelare l’ecosistema e le aree protette.

Nonostante questa vittoria parziale, le norme già introdotte dalla Legge di Bilancio 2023 restano in vigore, aprendo comunque la strada a interventi più invasivi.

Questa situazione normativa si intreccia con le competenze della Città Metropolitana di Torino, che ha facoltà regolamentari in materia di caccia e pesca.

Questi poteri offrono un’opportunità unica per agire localmente al fine di limitare il più possibile l’attività venatoria, ridurre l’impatto ambientale e dare sollievo alla fauna selvatica.

Il divieto totale di caccia rimane, a oggi, un obiettivo da perseguire attraverso una mobilitazione politica e normativa su scala locale e nazionale.

Tolstoj e la condanna alla caccia: un ritorno alla saggezza

Lev Tolstoj, nel suo scritto Contro la caccia, parlava della crudeltà di questa pratica e della sua inutilità per l’uomo moderno.

Secondo Tolstoj, la caccia è un retaggio primitivo che non trova giustificazione nell’epoca contemporanea.

Egli scrive: “La caccia non è altro che un’inutile crudeltà verso gli animali e una violenza che ci allontana dalla nostra essenza umana più profonda“.

Queste parole risuonano come un monito per la nostra società, invitandoci a riflettere sul nostro rapporto con la natura e con gli esseri viventi che la popolano.

La Caccia: sport o crudeltà?

La caccia, oggi, viene spesso difesa come un “sport” o un “controllo della fauna”, ma dietro queste giustificazioni si cela una realtà di sofferenza.

Gli animali uccisi per puro divertimento, spesso lasciati agonizzare, non sono semplicemente numeri, ma esseri senzienti capaci di soffrire.

Tolstoj descrive la caccia come “un suicidio morale“, un atto che porta l’uomo a spegnere ogni sentimento di pietà e compassione, preferendo la violenza all’amore per la vita.

Le immagini degli animali feriti e morenti, come quelle da lui descritte, sono un richiamo doloroso alla necessità di un cambiamento.

Il ruolo della politica e la necessità di un cambiamento

Più volte, in questo articolo, lo abbiamo ripetuto: è fondamentale che i politici locali e nazionali si facciano carico di questo problema.

Devono accettare di poter perdere il supporto di una piccola minoranza di cacciatori per garantire il benessere collettivo, la sicurezza pubblica, la tutela della biodiversità e la protezione ambientale.

La gestione delle risorse naturali non può più basarsi su logiche di sfruttamento intensivo, ma deve considerare il futuro del territorio e delle generazioni a venire.

Un cambiamento in questa direzione richiede coraggio e visione d’insieme, qualità che oggi devono, necessariamente, appartenere ai rappresentanti politici che siedono o aspirano a sedersi nelle amministrazioni pubbliche, sia locali che nazionali.

Il punto sul programma del Partito Animalista di Torino

Un segnale forte arriva dal Partito Animalista Italiano di Torino, che decide di inserire al punto 2. del proprio programma il divieto di caccia nel territorio metropolitano di Torino, o, nei limiti delle competenze in materia di regolamentazione dell’attività venatoria della Città Metropolitana di Torino, massima limitazione del territorio e del periodo venatorio.

Il divieto di caccia si collega al punto del programma (qui il link) sulla sicurezza pubblica nel territorio della città metropolitana.

L’appello ai giovani: una generazione che può fare la differenza

Come Tolstoj scriveva nelle sue riflessioni contro la caccia, è fondamentale che i giovani comprendano il valore della compassione e della protezione degli esseri viventi.

Solo una coscienza collettiva e una generazione motivata possono far cessare queste pratiche violente, come la caccia sportiva.

Il loro coinvolgimento è essenziale per garantire un futuro in cui la natura venga rispettata e tutelata, e in cui la vita di ogni essere senziente abbia il valore che merita.

Giovani e cittadini consapevoli possono spingere i governanti a prendere decisioni che riflettano il rispetto per l’ambiente e per tutte le forme di vita. Possono votare e mandare un messaggio chiaro!

Un esempio lungimirante potrebbe arrivare proprio dalla sensibilità dei giovani e dei cittadini torinesi. Torino, e il suo territorio metropolitano, possono invertire la rotta, e diventare laboratorio di politiche sostenibili che proteggano seriamente la fauna selvatica.

L’appello è rivolto a chiunque abbia a cuore la bellezza del nostro Pianeta e dei suoi abitanti: è tempo di cambiare, di chiedere ai nostri rappresentanti azioni concrete per il bene comune. La voce della natura non può essere ignorata.

In questo contesto, il riferimento all’articolo 9 della Costituzione Italiana, che tutela l’ambiente, gli animali e la biodiversità, assume un significato ancora più profondo.

Non è sufficiente che queste parole restino sulla carta: devono diventare una guida per la tutela di tutti.

Un futuro senza caccia è possibile

La sfida più grande è trasformare una cultura basata sulla violenza contro gli animali in un modello di convivenza armoniosa tra uomo e natura.  Più del 70% degli italiani ha parlato: non vuole la caccia!

Torino e il Piemonte devono essere i primi a rispondere a questa richiesta con determinazione e visione.

Ora più che mai, è necessario che i politici locali si facciano carico di questa sfida di civiltà. La città metropolitana di Torino ha le competenze normative per dare il buon esempio, il resto del Piemonte la seguirà.

Serve il CORAGGIO POLITICO di intraprendere un percorso che renda il nostro territorio un faro per tutta l’Italia, dimostrando che un futuro senza caccia non è solo possibile, ma è anche indispensabile per il progresso etico, ambientale e sociale della nostra comunità!

“Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato.” cit. Elie Wiesel

Il programma del nuovo Partito Animalista Italiano di Torino: il ritorno di un movimento politico necessario.

Torino è pronta a una nuova era di attenzione e tutela verso l’ambiente e gli animali. Con il ritorno del Partito Animalista Italiano (PAI) sulla scena politica torinese, prende vita un movimento che mira a un cambiamento profondo, guidato da una visione che abbraccia sia il benessere degli animali sia la salvaguardia del nostro ambiente.

In un contesto in cui la crisi climatica e i diritti animali sono diventati temi cruciali, il PAI si impegna a dare voce a coloro che per troppo tempo sono rimasti inascoltati: gli animali e gli attivisti che combattono per un mondo migliore.

Un programma nazionale ambizioso: il Partito Animalista Italiano all’avanguardia

Il programma del Partito Animalista Italiano (PAI) è un progetto ambizioso e unico, ricco di iniziative pensate per rivoluzionare il panorama politico nazionale e locale in tema di ambiente, diritti degli animali e sostenibilità.

L’obiettivo è quello di rivoluzionare profondamente l’approccio alla questione ambientalista ed animalista, facendo emergere un modello più etico e consapevole, a misura d’istituzione locale. L’idea è di rendere ogni città italiana, Torino in particolare, un esempio virtuoso per il resto del Paese.

A livello nazionale, il PAI promuove misure mirate a proteggere tutti gli animali, domestici e da reddito, affrontando tematiche spesso ignorate o trattare superficialmente da altre realtà politiche, come il reale benessere degli animali, il divieto di pratiche cruente come la caccia e la vivisezione, e la cessazione dello sfruttamento dei esseri viventi senzienti in circhi e zoo.

Inoltre, il partito spinge per la conversione graduale verso un’agricoltura sostenibile e una riduzione significativa del consumo di carne, accompagnata dalla promozione di un’alimentazione a base vegetale nelle strutture pubbliche e nelle scuole.

Il programma nazionale del PAI include anche proposte per una gestione più responsabile delle risorse naturali, per combattere il cambiamento climatico e per incentivare l’utilizzo di energie rinnovabili. In questa visione, la transizione ecologica non è solo una necessità, ma un’opportunità per creare una società più equa e rispettosa di ogni forma di vita.

Per approfondire tutte le iniziative e scoprire i dettagli dell’agenda politica nazionale del PAI, è possibile consultare il programma completo qui!

Un Programma per Torino: tre grandi temi e otto punti di forza

Il Partito Animalista Italiano (PAI) porta a Torino una serie di proposte ambiziose, orientate alla sostenibilità e al rispetto per ogni forma di vita, con l’obiettivo di trasformare la città in un modello di giustizia sociale e ambientale.

I punti del programma sono suddivisi in tre importanti tematiche: benessere animale, aria pulita e trasporti sostenibili, sicurezza pubblica e giustizia sociale.

Nelle prossime settimane verrà pubblicata, sempre sul blog elezioni Torino la piattaforma programmatica, che entrerà nel dettaglio dei temi e promuoverà il confronto con i cittadini.

Ci troviamo di fronte ad un’agenda politica concreta ed organica, che mira a coinvolgere tutti e a migliorare la qualità della vita nella nostra città.

Il PROGRAMMA DEL PAI TORINESE

Benessere animale:

1. Protezione e benessere animale

Implementazione e aggiornamento delle normative comunali per garantire una protezione efficace agli animali e prevenire ogni forma di maltrattamento.

Ad esempio, verrà vietato l’accattonaggio con animali di qualsiasi specie e qualsiasi età, eliminando così il limite salvifico dell’età superiore ai 180 giorni. Saranno introdotte sanzioni più severe per chi viola il benessere animale.

Fondamentale sarà il rafforzamento dei controlli in collaborazione con la polizia locale, l’ASL e le guardie ecozoofile. 

Saranno promosse iniziative per sensibilizzare i cittadini a sostenere e unirsi alle organizzazioni animaliste e ambientaliste che svolgono funzioni di controllo.

Inoltre, si lavorerà per migliorare le condizioni operative delle guardie ecozoofile e delle associazioni impegnate nella difesa del territorio, garantendo loro un maggiore supporto logistico e fondi dedicati per ampliare e facilitare le loro attività.

Parallelamente, verranno incentivati programmi di adozione, accompagnati da campagne educative mirate a sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza di una cura responsabile e rispettosa degli animali.

  • Stop ai Circhi con animali vivi su tutto il territorio della metropoli. Promozione di forme di spettacolo rispettose degli animali e dell’ambiente.
  • Graduale riduzione degli allevamenti intensivi sul territorio metropolitano, con incentivi per aziende che adottano pratiche cruelty-free e rispettose dell’ambiente, del benessere animale e della qualità dell’aria che respiriamo.

 

2. Divieto di caccia – Tutela degli animali selvatici e controllo del territorio. Peste suina africana (PSA).

Divieto di caccia nel territorio metropolitano di Torino, o, nei limiti delle competenze in materia di regolamentazione dell’attività venatoria della Città Metropolitana di Torino, massima limitazione del territorio e del periodo di caccia.

Il divieto di caccia si collega al punto del programma sulla sicurezza pubblica nel territorio della città metropolitana. La caccia, ormai esercitata anche presso le aree urbane, ha fatto più di 220 morti negli ultimi 10 anni, senza contare i feriti.

Creazione di un numero sempre maggiore aree protette dove gli animali selvatici possano vivere senza minacce e in armonia con il loro habitat naturale. Saranno implementati sistemi di gestione con censimenti periodici per monitorare le popolazioni animali e garantire un controllo efficace della fauna selvatica.

Particolare attenzione sarà dedicata alla gestione della popolazione dei cinghiali, attraverso metodi non violenti che includano l’installazione di recinzioni moderne e controllate, e protocolli sanitari rigorosi per prevenire e contenere emergenze come la peste suina africana.

Verranno potenziati i servizi veterinari specializzati e istituiti protocolli di intervento rapido per il recupero dell’animale deceduto e la cura di quelli feriti o in difficoltà, con un approccio etico e rispettoso dell’ecosistema.

La riduzione degli allevamenti intensivi sul territorio metropolitano sarà integrata in questa strategia, affrontando le cause profonde dell’insostenibilità del sistema e contribuendo a un miglioramento della salute pubblica e ambientale.

 

Aria pulita e trasporti sostenibili:

3. Alimentazione sostenibile e riduzione degli allevamenti intensivi sul territorio metropolitano.

Promozione di menù plant-based nelle mense scolastiche e comunali per offrire alternative cruelty-free e sostenibili. Campagne di sensibilizzazione per educare studenti e cittadini sull’importanza di scelte alimentari consapevoli, sane e rispettose dell’ambiente. Lotta contro l’apartheid alimentare, garantendo accesso a opzioni sane e sostenibili nelle zone svantaggiate del territorio torinese.

Graduale riduzione degli allevamenti intensivi sul territorio metropolitano, con incentivi per aziende che adottano pratiche cruelty-free e rispettose dell’ambiente, del benessere animale e della qualità dell’aria che respiriamo.

La riduzione di questi sistemi d’allevamento insostenibili è necessaria, oltre che per motivi etici ed ambientali, anche per arginare l’impatto sul territorio di malattie animali epidemiche, come la peste suina africana.

 

4. Trasporti e mobilità sostenibile

In un’ottica di sostenibilità, di riduzione dell’inquinamento cittadino e di decongestione del traffico veicolare, potenziamento del trasporto pubblico su gomme ed elettrico, ampliando la rete di autobus e tram a basse emissioni e promuovendo un sistema di car sharing accessibile.

Diminuzione immediata del costo dei biglietti e degli abbonamenti al trasporto pubblico cittadino, urbano ed extraurbano.

 

5. Sostenibilità ambientale, degrado urbano e gestione dei rifiuti

Lotta all’inquinamento atmosferico e acustico attraverso nuove regole per la limitazione del traffico veicolare, (soprattutto dei mezzi particolarmente inquinanti), il potenziamento delle aree verdi, la piantumazione di alberi e vegetazione autoctona per migliorare la qualità dell’aria e il paesaggio cittadino.

Lotta al degrado urbano con riqualificazione delle aree pubbliche delle zone più periferiche e abbandonate, trasformandole in spazi verdi, sicuri e fruibili per la comunità, favorendo l’integrazione sociale e migliorando la qualità della vita dei cittadini.

Gestione dei rifiuti con particolare attenzione al miglioramento della raccolta differenziata e ai servizi di pulizia delle strade pubbliche.

 

Sicurezza pubblica e giustizia sociale:

6. Sicurezza pubblica e integrazione sociale

Aumentare la presenza delle forze dell’ordine e della polizia locale nelle aree più sensibili della città, per garantire la sicurezza dei cittadini, rafforzando i controlli nelle aree verdi e parchi pubblici.

Polizia di quartiere: introduzione di unità di polizia dedicate ai singoli quartieri, con un focus particolare sulle aree periferiche.

Divieto di caccia nel territorio metropolitano al fine di garantire la sicurezza pubblica.

Promuovere l’integrazione sociale con servizi di assistenza per le famiglie, spazi di aggregazione per i giovani e iniziative culturali che favoriscano la coesione e il rispetto reciproco tra i residenti, creando comunità più sicure e inclusive.

Lotta all’apartheid alimentare, garantendo accesso a opzioni sane e sostenibili nelle zone svantaggiate del territorio torinese.

 

7. Educazione e consapevolezza sociale

Creazione di percorsi educativi per diffondere la consapevolezza ambientale e il rispetto per tutte le specie, con incontri e progetti a tema animale e ambientale nelle scuole e nelle università.

Saranno attivati programmi di adozione a distanza per animali in rifugi e santuari, consentendo ai cittadini di sostenere economicamente animali salvati e avvicinandoli a una cultura di empatia e responsabilità verso tutti gli esseri viventi.

 

 

8. Sperimentazione di un reddito di cittadinanza comunale. Super assessorato alle politiche sociali e ambientali. Bonus animali.

Il PAI propone anche di sperimentare un reddito di cittadinanza comunale per supportare i cittadini in condizioni di povertà assoluta certificata.

Iniziative simili sono già state attuate in altre città europee, come Barcellona e Utrecht, con l’obiettivo di offrire una rete di sicurezza per le fasce più deboli della popolazione.

Secondo l’ultimo rapporto della Caritas, a Torino ci sono circa 27.000 persone che vivono in povertà assoluta, una situazione che richiede interventi immediati e concreti. Il PAI crede fermamente che un piano di supporto economico, abbinato a misure di inclusione attiva, possa contribuire a migliorare le condizioni di vita di molti torinesi.

E’ prevista la creazione di un super assessorato dedicato esclusivamente alle politiche sociali e ambientali. Quest’ultimo avrà il compito di gestire la sperimentazione del reddito di cittadinanza comunale e coordinare tutte le iniziative di supporto per chi si trova in condizioni di disagio economico e sociale.

È previsto inoltre un supporto economico, sotto forma di bonus, per le famiglie in difficoltà che abbiano animali a carico, assicurando che ogni animale abbia accesso a cure e a una vita dignitosa.

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Questi sono i temi e i punti che il Partito Animalista Italiano propone per Torino.

Nelle prossime settimane, sempre su questo blog, il PAI torinese, oltre a lanciare una piattaforma programmatica, dove i cittadini potranno approfondire ciascun punto dell’agenda politica, conoscerne i dettagli e dare il proprio contributo con proposte e commenti, pubblicherà un articolo dove approfondirà il tema delle coperture economiche e finanziarie a sostegno del programma.

Un Partito che collabora: Il PAI e le associazioni del territorio

Il Partito Animalista Italiano non vuole lavorare da solo. A Torino, il PAI collaborerà attivamente con associazioni e movimenti che condividono la stessa visione per il benessere animale e la tutela ambientale. Questo approccio collaborativo è essenziale per ampliare l’impatto delle iniziative del PAI e creare una rete solida e unificata di sostegno per la causa animalista e ambientalista.

Programmi di educazione e consapevolezza

Tra i punti fondamentali del PAI spiccano i programmi di educazione e sensibilizzazione. L’obiettivo è aumentare la consapevolezza sul benessere animale e promuovere una cultura di empatia e responsabilità.

La formazione partirà dalle scuole, per educare i più giovani al rispetto per tutte le forme di vita. Il PAI mira a organizzare eventi nelle scuole e università, promuovendo un contatto diretto tra i cittadini e le tematiche animaliste.

Il nuovo coordinatore del PAI torinese

La guida del PAI a Torino è affidata a Raul Camarda, un torinese d’adozione con un forte impegno per la causa ambientalista e animalista. Con una laurea in giurisprudenza e un background nel settore della comunicazione, Raul ha deciso di mettere la sua esperienza al servizio della politica locale, credendo fermamente nella necessità di fare politica per portare il messaggio ambientalista e animalista nelle istituzioni. Sotto la sua guida, il PAI Torino lavorerà per cambiare le cose e costruire un futuro sostenibile per la città.

Ogni passo verso un futuro più etico e sostenibile è un atto di amore e responsabilità, non solo verso gli esseri viventi più vulnerabili, ma anche verso noi stessi e le generazioni future. Che domani non dicano, voi sapevate e non avete fatto nulla”.

Una dichiarazione che, secondo Raul, sintetizza il bisogno urgente di mettere da parte la bagarre politica, unire le associazioni animaliste ed ambientaliste del territorio torinese e concentrarsi su ciò che conta veramente: pianificare il futuro, mettendo al centro il benessere di tutti, animali non umani compresi.

Il futuro della politica a Torino: un nuovo approccio

Il PAI punta a una politica innovativa, che vada oltre le ideologie tradizionali e si concentri sul benessere della comunità e dell’ambiente. Torino ha l’opportunità di diventare un modello di sostenibilità e di rispetto per gli animali, e il PAI è determinato a realizzare questa visione.

Unisciti al cambiamento – ISCRIVITI AL PARTITO ANIMALISTA. Chiunque voglia unirsi al Partito Animalista Italiano può iscriversi a questo link: TESSARAMENTO PAI 2025

Per maggiori informazioni è possibile contattare Raul Camarda:

  • Telefono: 0039 – 3272492764
  • Email: info.painorditalia@gmail.com
  • Pagina facebook PAI Torino: clicca qui

Siccità, maltempo e cambiamento climatico: una minaccia reale per la metropoli torinese.

Torino e la sua area metropolitana stanno vivendo gli effetti tangibili del cambiamento climatico, una realtà che ogni anno si manifesta in modo sempre più drastico e devastante.

L’anno 2024 che sta volgendo al termine sembra destinato a battere i record per la precipitazione annua totale caduta sul Piemonte, almeno se guardiamo agli ultimi 70 anni.

Tutto questo – dice Arpa Piemonte – solo due anni dopo la grande siccità del 2022, quando nell’area caddero solamente 620 mm nell’arco dei 365 giorni, con il Po, che a tratti sembrò un lunghissimo letto di sabbia piuttosto che una delle principali arterie idriche italiane.

La mancanza di precipitazioni ha messo in ginocchio le coltivazioni locali e creato preoccupazioni serie per le riserve d’acqua di Torino e dintorni.

Agosto 2024, invece, ha portato con sé un ulteriore segnale del clima che cambia: violenti nubifragi e grandinate hanno colpito la città e la regione, causando danni a edifici, auto e coltivazioni.

La grandine, con chicchi grandi come palline da ping-pong, ha frantumato vetrate dei condomini, parabrezza delle auto, rovinato carrozzerie e distrutto serre e coltivazioni.

Il settore agricolo, che rappresenta una parte fondamentale dell’economia piemontese, ha subito perdite economiche ingenti e, di conseguenza, si è reso evidente come la crisi climatica, non sia solo una questione ambientale, ma anche economica e sociale.

Questi eventi estremi non sono isolati, ma parte di una tendenza che, se non affrontata, rischia di diventare la normalità. A oggi, i meteorologi e i climatologi ci avvertono che il Piemonte, e in particolare Torino, sono particolarmente vulnerabili alle conseguenze del riscaldamento globale.

Il Report Torino del CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) evidenzia chiaramente che i cambiamenti climatici nella regione sono più rapidi e intensi rispetto alla media nazionale.

 

Gli altri effetti del cambiamento climatico su Torino e l’area metropolitana

Gli effetti del cambiamento climatico a Torino e nella sua area metropolitana non si limitano alla siccità e agli eventi meteorologici estremi.

La città, come molte altre in Pianura Padana, è caratterizzata da un’alta concentrazione di inquinanti atmosferici che, combinati con il riscaldamento climatico, aggravano le condizioni di vita per i cittadini.

Torino soffre da decenni di problemi legati alla qualità dell’aria, con elevati livelli di PM10 e PM2.5, inquinanti che danneggiano seriamente la salute umana.

Nell’ultimo decennio, le temperature medie a Torino sono aumentate, con inverni più miti ed estati sempre più torride. Questo fenomeno porta a stress idrico e aumenta la vulnerabilità del sistema agricolo locale.

Inoltre, gli sbalzi termici e le piogge violente danneggiano le infrastrutture urbane ed extra urbane, aumentando i costi di manutenzione e riparazione per il Comune.

Le cause del cambiamento climatico in Pianura Padana e i suoi impatti su Torino

Le cause del cambiamento climatico nella Pianura Padana sono molteplici. Questa area geografica è una delle più inquinate d’Europa, con livelli di emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici molto elevati.

I riscaldamenti, gli allevamenti intensivi, il traffico veicolare e quello che rimane della vecchia industria pesante del territorio, sono i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico.

La geografia della Pianura Padana, con montagne su tre lati, crea un effetto “camera a gas” che intrappola gli inquinanti e rende difficoltoso il ricambio dell’aria.

Questo fenomeno causa livelli elevati di ozono e polveri sottili, che non solo peggiorano la qualità dell’aria ma aumentano anche il rischio di malattie respiratorie per la popolazione.

Il cambiamento climatico amplifica questi problemi, insomma il cane che si morde la coda. L’aumento delle temperature intensifica i processi chimici che generano ozono, peggiorando ulteriormente la qualità dell’aria.

Gli inverni miti non permettono la dispersione delle polveri sottili, mentre le estati torride portano a una maggiore evaporazione dell’acqua, riducendo la disponibilità idrica per l’agricoltura e la vita quotidiana.

Le conseguenze ambientali ed economiche, una visione d’insieme.

Le conseguenze del cambiamento climatico su Torino e sulla sua area metropolitana sono profondamente interconnesse, influenzando tanto l’ambiente quanto l’economia locale.

La crisi idrica è uno dei fenomeni più critici: la combinazione tra la riduzione delle riserve idriche e una domanda sempre crescente sta portando Torino e le aree limitrofe a fronteggiare una sfida senza precedenti.

Solo nell’ultimo decennio, si è osservata una diminuzione progressiva delle piogge invernali e una diminuzione del livello del fiume Po, che ha raggiunto minimi storici in vari periodi, esponendo l’intera area metropolitana a una siccità che minaccia l’ecosistema locale, i cittadini e l’economia agricola.

Entro il 2050 si prevede una riduzione delle risorse idriche disponibile in Piemonte fino al 30% rispetto ai livelli attuali.

In una regione dove l’agricoltura rappresenta una parte significativa dell’economia locale, la scarsità d’acqua comporta un calo della produzione agricola, con conseguenze sui prezzi dei prodotti e sulle entrate delle aziende agricole.

Le colture locali come la vite, il mais e l’ortofrutta, tradizionalmente resistenti, si trovano ora a rischio, e alcune aziende hanno già segnalato perdite superiori al 40% durante le stagioni più aride.

Oltre alla siccità, gli eventi meteorologici estremi sono diventati sempre più frequenti e intensi. Come dicevamo, un esempio emblematico è la grandinata dell’agosto 2024, durante la quale grandi chicchi di grandine hanno causato danni ingenti in tutta l’area metropolitana.

Questo evento ha portato a costi di riparazione elevatissimi per i cittadini e per le istituzioni: parabrezza infranti, carrozzerie delle automobili danneggiate e vetrate di edifici pubblici e privati distrutte.

Il costo stimato dei danni provocati dalla grandine di quest’anno si aggira intorno ai 15 milioni di euro.

Anche l’agricoltura ne ha risentito gravemente: le piantagioni di frutta e verdura hanno subito distruzioni massicce, con conseguenze dirette sulle forniture locali e un incremento dei prezzi per i consumatori.

A questi problemi si aggiungono le ondate di calore estive, che colpiscono pesantemente sia la salute pubblica che l’efficienza energetica della città. Le temperature estreme, spesso superiori ai 35°C nei mesi estivi, hanno effetti devastanti sulla qualità dell’aria e sul benessere dei cittadini.

L’aumento delle temperature è responsabile dell’innalzamento dei livelli di ozono e di altre sostanze inquinanti, peggiorando la qualità dell’aria e aumentando i casi di malattie respiratorie, soprattutto tra anziani e bambini.

Questo porta a un incremento dei costi sanitari e a una maggiore pressione sui servizi di emergenza. In aggiunta, la domanda energetica cresce con l’uso massiccio dei sistemi di climatizzazione, facendo aumentare i costi dell’energia e ampliando il rischio di blackout.

Impatti sull’economia turistica e immobiliare

Anche l’economia turistica risente degli effetti del cambiamento climatico. Torino, con il suo patrimonio artistico e culturale, attira ogni anno migliaia di turisti, ma i fenomeni estremi e le temperature anomale influenzano negativamente il flusso turistico, soprattutto nei mesi estivi.

Le ondate di calore, infatti, rendono la città meno attrattiva per i visitatori, riducendo le presenze e generando perdite economiche per il settore dell’ospitalità.

Gli stessi eventi meteorologici estremi, inoltre, rendono necessarie continue manutenzioni e interventi di riparazione alle infrastrutture storiche, aumentando ulteriormente i costi per la città e la regione.

L’impatto si estende anche al settore immobiliare. Gli effetti del cambiamento climatico, inclusi i fenomeni estremi e la maggiore vulnerabilità idrica, stanno modificando le dinamiche del mercato immobiliare.

Secondo recenti studi, i quartieri delle città più esposti a eventi climatici estremi, come le alluvioni, vedono una riduzione della domanda e, di conseguenza, una svalutazione delle proprietà.

Le aree periferiche, meno attrezzate a resistere a tali eventi, sono particolarmente colpite, con un calo del valore immobiliare che sfiora il 10%.

Una sfida multidimensionale

Le conseguenze del cambiamento climatico su Torino e sulla sua area metropolitana sono complesse e multiformi. Non si limitano a influire sull’ambiente naturale, ma hanno ripercussioni economiche e sociali che colpiscono l’intera comunità.

La città ha l’urgenza di sviluppare e implementare POLITIHE EFFICACI per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, promuovere la sostenibilità e proteggere il benessere dei suoi cittadini e il suo ecosistema locale.

Proposte per affrontare la crisi climatica a livello locale

Torino può fare molto per ridurre il proprio impatto ambientale e adattarsi al cambiamento climatico. Di seguito alcune proposte concrete, provenienti dal Partito Animalista di Torino e da alcuni movimenti ambientalisti ed animalisti della città, per migliorare la situazione:

1. Investire in infrastrutture di protezione climatica

Un esempio è l’idropolitana, un sistema di collettori sotterranei che raccolgono l’acqua piovana per evitare allagamenti in città. L’investimento in infrastrutture simili è fondamentale per ridurre i rischi di inondazioni e gestire meglio le risorse idriche.

2. Rafforzare la mobilità sostenibile

Incentivare l’uso di biciclette ma soprattutto rafforzare la flotta dei mezzi pubblici cittadini, urbani ed extraurbani, diminuendo il costo dei biglietti e degli abbonamenti, potrebbe ridurre sensibilmente le emissioni di gas serra e migliorare la qualità dell’aria.

Torino potrebbe, inoltre, aumentare le zone a traffico limitato e incentivare l’uso di veicoli elettrici tramite ulteriori agevolazioni fiscali.

3. Riqualificare gli edifici con criteri di sostenibilità

Molti edifici a Torino sono obsoleti dal punto di vista energetico. Un piano di riqualificazione che promuova l’efficienza energetica ridurrebbe il consumo di energia e migliorerebbe la qualità dell’aria, limitando le emissioni derivanti dal riscaldamento urbano.

4. Promuovere l’agricoltura sostenibile e locale

Incentivare l’agricoltura biologica e sostenibile ridurrebbe la dipendenza dagli allevamenti intensivi, una delle principali fonti di emissioni di gas serra nella Pianura Padana.

Aumentare il numero dei mercati locali per la vendita diretta di prodotti agricoli sostenibili potrebbe contribuire a ridurre il trasporto di merci e migliorare la qualità dell’aria.

5. Educare i cittadini e coinvolgerli attivamente

Le amministrazioni locali dovrebbero investire in campagne di sensibilizzazione per promuovere stili di vita sostenibili. Coinvolgere la cittadinanza in progetti di piantumazione urbana e in iniziative di riduzione dei rifiuti può generare un impatto positivo sul clima.

6. Ridurre le emissioni di gas serra nelle zone industriali

La città metropolitana di Torino può imporre regole più severe alle aziende presenti nelle aree industriali, incentivando l’uso di tecnologie più pulite e promuovendo una transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Agire ora per un futuro sostenibile

Torino è di fronte a una sfida epocale. Il cambiamento climatico non è una minaccia lontana, ma una realtà tangibile che si manifesta con siccità, inondazioni, tempeste e gravi danni economici.

Gli eventi estremi degli ultimi anni dimostrano che non possiamo più rimandare le azioni necessarie per proteggere il nostro ambiente e la nostra comunità.

Il tempo per agire è ora: le istituzioni locali devono investire in protezione e prevenzione e ogni cittadino può contribuire adottando stili di vita più sostenibili.

Se Torino vuole diventare un modello per l’Italia, deve investire in mobilità green, riqualificazione energetica, agricoltura etica e locale e in campagne educative per sensibilizzare la popolazione sull’importanza della sostenibilità.

Fondamentali saranno i politici di domani. I prossimi eletti dovranno avere al centro del loro programma politico l’ambiente, la giustizia sociale e climatica ed il benessere animale.

Con politici adeguati e il coinvolgimento della comunità, Torino può affrontare il cambiamento climatico e costruire un futuro migliore, sostenibile e resiliente per tutti i suoi abitanti!

#Siccità #CambiamentoClimatico #PAI

Mal’Aria in città: il processo contro gli ex sindaci di Torino. Chi è il vero colpevole dell’inquinamento atmosferico?

Torino, una città iconica e moderna, simbolo del progresso industriale italiano, si trova oggi al centro di una battaglia contro uno dei problemi più devastanti del nostro tempo: l’inquinamento atmosferico.

Nel 2024, un processo clamoroso ha coinvolto tre ex sindaci della città – Piero Fassino, Sergio Chiamparino e Chiara Appendino – accusati di non aver fatto abbastanza per combattere lo smog che soffoca Torino.

Le accuse, mosse dalla magistratura, puntavano il dito contro anni di immobilismo delle amministrazioni cittadine, che secondo i querelanti non avrebbero adottato misure adeguate per contrastare l’inquinamento, contribuendo così a danni irreparabili alla salute dei cittadini.

Il processo ha avuto una risonanza mediatica straordinaria, e le aspettative erano alte. Tuttavia, il 4 luglio 2024, la sentenza ha sollevato gli ex sindaci da ogni responsabilità, prosciogliendoli dalle accuse.

La decisione del tribunale ha fatto discutere: da una parte, molti hanno espresso sollievo per la conclusione del caso, mentre altri hanno sottolineato che la sentenza non affronta il vero problema: un sistema malato che da decenni permette alle città di intossicare i propri abitanti con l’inquinamento atmosferico.

IL VERO COLPEVOLE

Il punto cruciale è che, pur se ci si concentra sulle responsabilità personali dei singoli politici, il vero colpevole è un sistema industriale e produttivo che produce inquinamento a livelli insostenibili.

Torino, come molte altre città italiane ed europee, è vittima di un modello di sviluppo che privilegia il profitto a breve termine rispetto alla salute e alla sostenibilità ambientale.

Il fallimento di questi sindaci è stato quello di non opporsi con la dovuta forza a questo modello, rimanendo immobili di fronte a un problema che peggiora giorno dopo giorno.

L’inquinamento atmosferico a Torino non è una questione recente. Già nel 2019, il capoluogo piemontese risultava tra le città più inquinate d’Italia e d’Europa.

L’accumulo di polveri sottili (PM10 e PM2.5) e di ossidi di azoto nell’aria ha raggiunto livelli preoccupanti, con superamenti costanti dei limiti stabiliti dall’Unione Europea.

Nonostante le critiche e i tentativi di adottare misure di limitazione del traffico, le amministrazioni locali si sono trovate spesso in difficoltà a bilanciare le esigenze economiche e industriali con la necessità di ridurre l’inquinamento.

Ma le parole, purtroppo, non bastano.

Per chi vive e respira l’aria di Torino, la situazione è quotidianamente palpabile. Non si tratta solo di una serie di numeri e statistiche astratte, ma di una sensazione tangibile che ognuno di noi prova la mattina appena esce di casa.

L’aria, densa e grigia, avvolge i polmoni con un odore metallico e sgradevole. Ogni respiro sembra un affronto al corpo: l’aria ci brucia le narici, irrita la gola e ci lascia una sensazione di pesantezza.

In pochi minuti, lo smog si insinua dentro di noi, lasciandoci spossati e con la testa pesante.

L’inquinamento a Torino e nella Pianura Padana: una questione di sopravvivenza

Torino si trova nel cuore della Pianura Padana, una delle aree più inquinate d’Europa. La conformazione geografica della “valle”, unita all’intensa attività industriale, agricola e alla densità del traffico veicolare, crea una “trappola” per le polveri sottili e altri inquinanti.

Questi si accumulano in grandi quantità, specialmente durante l’inverno, quando l’assenza di venti significativi impedisce all’aria di circolare e disperdere le sostanze nocive.

Le statistiche sono drammatiche. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’inquinamento atmosferico è responsabile di circa 7 milioni di morti premature all’anno nel mondo.

A Torino, ogni anno si registrano nuovi casi di malattie legate all’esposizione prolungata all’inquinamento dell’aria, soprattutto tra i bambini, gli anziani e le persone fragili.

Uno studio condotto dall’Agenzia Europea per l’Ambiente ha rivelato che i livelli di PM2.5 e PM10 a Torino superano regolarmente i limiti di sicurezza.

Queste particelle sono così minuscole che riescono a penetrare profondamente nei polmoni, causando una serie di gravi patologie.

Gli effetti dell’inquinamento sull’organismo umano sono molteplici e devastanti: dalle malattie respiratorie come l’asma e la bronchite cronica, ai tumori polmonari, fino a problemi cardiaci come l’infarto e l’ictus .

Ma non è tutto. L’inquinamento dell’aria può influire anche su aspetti più “quotidiani” della nostra vita, come la qualità del sonno e persino la libido.

Studi recenti hanno dimostrato che l’esposizione costante a livelli elevati di inquinanti atmosferici può portare a una riduzione della fertilità e del desiderio sessuale, con un impatto negativo sulla salute sessuale sia degli uomini che delle donne.

Non solo: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e altri enti come l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), l’esposizione prolungata ad ossidi di azoto (NOx), emessi principalmente dai veicoli diesel, nelle aree urbane con alta densità di traffico, può causare danni al sistema respiratorio, soprattutto quello dei bambini, compromettendo il loro sviluppo polmonare.

Una ricerca condotta dall’Università di Stanford ha evidenziato come i bambini esposti a inquinanti atmosferici durante i primi anni di vita sviluppino una capacità polmonare ridotta rispetto ai coetanei che vivono in aree con aria più pulita.

A Torino, dove i livelli di ossidi di azoto sono tra i più alti d’Italia, questo è un dato allarmante che deve far riflettere.

Eppure, nonostante tutto questo, ci si continua a illudere che costruire nuove strade, aumentare la capacità industriale o favorire un traffico sempre più intenso siano simboli di progresso.

Ma che tipo di progresso è quello che avvelena i nostri polmoni e riduce la qualità della vita dei nostri figli? Questo non è progresso, è una marcia lenta verso la catastrofe.

Aria pulita: le proposte del Partito Animalista di Torino

La situazione a Torino è grave, ma non irreversibile. Altri paesi e città in tutto il mondo hanno già intrapreso iniziative coraggiose per ridurre l’inquinamento atmosferico, e Torino può imparare da questi esempi.

Ecco alcune soluzioni pratiche e realistiche, provenienti dall’agenda politica del Partito Animalista torinese, che la nostra città potrebbe adottare per migliorare la qualità dell’aria e proteggere la salute dei suoi cittadini:

– Migliorare il trasporto pubblico e promuovere la mobilità sostenibile
Città come Copenaghen e Amsterdam hanno dimostrato che investire in infrastrutture per biciclette e mezzi di trasporto pubblico elettrico è una delle strategie più efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico.

Torino deve seguire l’esempio, ampliando la rete di piste ciclabili, incentivando l’uso di veicoli elettrici e ibridi e migliorando la frequenza e l’affidabilità del trasporto pubblico, riducendo il costo dei biglietti e degli abbonamenti.

Ridurre il traffico privato nelle zone centrali della città potrebbe portare a una significativa riduzione dei livelli di PM10 e NOx.

– ZTL più estese e rigide per i veicoli inquinanti
Londra ha introdotto la Ultra Low Emission Zone (ULEZ), un’area in cui solo i veicoli a basse emissioni possono circolare, con pesanti multe per chi viola le regole.

Anche Torino potrebbe adottare un sistema simile, estendendo le zone a traffico limitato (ZTL) e introducendo restrizioni più severe per i veicoli più inquinanti. Questo non solo migliorerebbe la qualità dell’aria, ma incoraggerebbe anche un cambio di abitudini nei cittadini.

– Potenziamento delle aree verdi urbane
Le aree verdi sono i polmoni delle città. Aumentare il numero di parchi, giardini e alberi in città può contribuire a ridurre le polveri sottili e migliorare la qualità dell’aria .

Torino ha bisogno di investire nella creazione e nella manutenzione di aree verdi urbane, con programmi di riforestazione urbana che coinvolgano anche i cittadini.

– Riduzione degli allevamenti intensivi
L’industria zootecnica, soprattutto nella Pianura Padana, è una delle principali fonti di emissioni di gas serra, tra cui il metano.

Un maggiore impegno nella promozione di alternative sostenibili come l’agricoltura biologica e la riduzione del consumo di carne può contribuire significativamente alla riduzione dell’inquinamento atmosferico in città.

Le soluzioni per invertire la rotta ci sono, e altre città nel mondo le hanno già applicate con successo. È il momento di agire concretamente, a partire da chi ci governa, con politiche che puntino al miglioramento della qualità dell’aria per il bene delle generazioni future.

È tempo di votare consapevolmente per il nostro futuro

Non possiamo più permetterci di ignorare il problema. Ogni giorno, quando respiriamo l’aria inquinata che ci circonda, stiamo compromettendo la nostra salute e quella dei nostri figli.

L’inquinamento atmosferico a Torino non è un problema che può essere risolto con soluzioni temporanee o parziali: serve un cambiamento sistemico, serve il coraggio di mettere al centro del dibattito politico la salute dei cittadini e l’ambiente.

Le soluzioni per combattere l’inquinamento esistono, e molti esempi nel mondo dimostrano che è possibile invertire la rotta. Tuttavia, senza una volontà politica chiara e determinata, queste soluzioni rimarranno solo progetti su carta.

La nostra città ha bisogno di leader capaci di guardare al futuro con responsabilità, leader che mettano le politiche ambientali al centro del proprio programma, consapevoli che un ambiente pulito è essenziale per il benessere della collettività.

È il momento di chiedere che chi si candida a governare Torino metta al primo posto la lotta all’inquinamento, adottando misure concrete e durature.

#Votare per politici che abbiano davvero a cuore l’ambiente, che siano pronti a investire in trasporti sostenibili, nell’espansione delle aree verdi e nella riduzione del traffico significa garantire un futuro migliore per noi e per le generazioni future.

La qualità dell’aria che respiriamo deve diventare una priorità, non un aspetto secondario. Se non facciamo nulla oggi, condanniamo le generazioni future a vivere in una città dove l’aria pulita sarà un lusso riservato a pochi.

Il cambiamento può partire da Torino, ma solo se noi, cittadini, scegliamo di sostenere e votare chi si impegna a fare della sostenibilità la sua missione politica. La nostra salute, la nostra qualità della vita e il futuro dei nostri figli dipendono dalle scelte che facciamo ora.

Votiamo consapevolmente, votiamo per la salute e l’ambiente!

#VOTOCONSAPEVOLE #INQUINAMENTO #TORINO

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