Nel 2022, l’Italia ha modificato l’Articolo 9 della Costituzione, introducendo la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli animali. Questo cambiamento ha rappresentato un traguardo storico per il Paese, segnando un passo verso una maggiore responsabilità ambientale e un impegno per il benessere animale. Tuttavia, nonostante il significato di questa riforma, molti aspetti di questa tutela rimangono disattesi, in particolare per quanto riguarda gli animali da reddito. Le industrie degli allevamenti intensivi, della caccia e della vivisezione continuano a operare senza che le leggi riflettano appieno la protezione sancita dalla Costituzione.
La trasformazione dell’Articolo 9: una promessa non mantenuta?
La modifica dell’Articolo 9 ha introdotto la tutela degli animali nella Costituzione, ma a livello pratico siamo ancora lontani dall’applicazione di queste protezioni. L’industria zootecnica in Italia rimane ampiamente non regolamentata rispetto agli standard di benessere animale, con allevamenti intensivi che mettono costantemente a rischio la salute e il benessere di milioni di animali.
Secondo la FAO, il settore dell’allevamento è responsabile del 14,5% delle emissioni globali di gas serra, e le condizioni di vita negli allevamenti intensivi rimangono precarie, se non crudeli. I dati confermano che oltre il 70% degli italiani è favorevole a una maggiore protezione degli animali, un dato che evidenzia come la popolazione richieda un’azione concreta.
Nonostante questa crescente consapevolezza, i cambiamenti strutturali tardano ad arrivare. Secondo un sondaggio Eurispes, una larga fetta di italiani si oppone alla caccia (58,6%) e alla vivisezione (68,5%) . Questo dimostra che la percezione del benessere animale va ben oltre i soli animali domestici: sempre più italiani richiedono politiche che riconoscano la sofferenza degli animali da reddito.
Gli italiani e il benessere animale
Come dicevamo, secondo l’articolo di Eurispe sulla sensibilità degli italiani verso il benessere animale, emerge un quadro di consapevolezza crescente. Milioni di italiani ritengono che gli animali dovrebbero godere di diritti maggiori e una percentuale significativa è favorevole a leggi più restrittive contro la vivisezione, gli allevamenti intensivi e la caccia.
Questo cambiamento nella coscienza collettiva è frutto di anni di campagne di sensibilizzazione, supportate da associazioni ambientaliste e animaliste. Tuttavia, la domanda che sorge è: perché, nonostante questa sensibilità crescente, il sistema legislativo non riesce ancora a tenere il passo?
L’Italia è culturalmente legata agli animali domestici, considerati membri della famiglia. Il rapporto tra italiani e animali da compagnia è intimo e profondo, e circa il 44,7% delle famiglie possiede almeno un animale domestico. Tuttavia, questa empatia non si estende agli animali da reddito, spesso ignorati nelle discussioni politiche e sociali. È necessario ripensare la nostra relazione con tutti gli animali, non solo con quelli che accogliamo nelle nostre case, ma anche con quelli che finiscono nei nostri piatti.
Torino: un esempio di sensibilità verso gli animali
Torino è da sempre in prima linea per la tutela degli animali. La nostra città segue una serie di fonti che spaziano dal diritto internazionale alla normativa locale. Nel 2006 ha adottato il REGOLAMENTO PER LA TUTELA ED IL BENESSERE DEGLI ANIMALI IN CITTA’ che ha lo scopo di promuovere il benessere e la tutela degli animali, favorendo e diffondendo i principi di corretta convivenza con la specie umana.
Nel 2024 poi, la Regione Piemonte ha approvato il Testo Unico sul Benessere Animale, una legge d’avanguardia nel panorama nazionale, che tutela gli animali d’affezione e mira a prevenire il randagismo. Sebbene questi siano esempi di legislazione avanzata, è necessario che la città di Torino faccia un ulteriore passo in avanti includendo nel suo approccio anche gli animali da reddito. È giunto il momento di espandere la Carta dei Diritti degli Animali, per includere tutti gli esseri senzienti, senza distinzione tra animali domestici e da reddito.
Per un approfondimento sul Testo Unico sul Benessere Animale del Piemonte, leggi qui il nostro articolo.
L’ipocrisia della distinzione tra animali domestici e da reddito
Un tema sempre più controverso è la disparità di trattamento tra gli animali domestici e quelli da reddito. Sebbene i cani e i gatti godano di amore e protezione, gli animali da reddito continuano a essere trattati come semplici strumenti di produzione. Eppure, la scienza ha dimostrato che anche questi animali sono capaci di provare emozioni complesse come dolore, paura, affetto e gioia . Ignorare la loro sofferenza non solo contraddice lo spirito dell’Articolo 9, ma mette in discussione anche i principi di base della nostra società, che dovrebbe promuovere il rispetto per tutti gli esseri viventi.
Perché gli animali da reddito, come le mucche, i maiali, i polli e i pesci, continuano a essere sfruttati a livelli inaccettabili ed insostenibili?
È tempo di eliminare questa ipocrisia e riconoscere che tutti gli animali, indipendentemente dalla loro funzione nella società, meritano di essere trattati con dignità e rispetto.
Un cambiamento necessario: il piano di riduzione della carne
L’allevamento intensivo rappresenta una delle principali fonti di sofferenza animale e di inquinamento ambientale. Paesi come la Danimarca stanno già implementando piani di riduzione della produzione e consumo di carne, con l’obiettivo di ridurre il loro impatto ambientale e migliorare il benessere animale . Un piano simile potrebbe essere adottato in Italia, dove il consumo di carne rimane elevato nonostante la crescente consapevolezza sugli effetti negativi dell’allevamento intensivo.
Promuovere alternative alimentari a base vegetale non solo ridurrebbe la domanda di carne, ma favorirebbe anche un’economia più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Per maggiori dettagli sul Piano di Riduzione della Carne Danese, leggi il nostro articolo qui.
Torino: un modello per il cambiamento
Torino ha la possibilità di porsi come esempio virtuoso per l’Italia, promuovendo un piano di riduzione del consumo di carne nelle mense scolastiche e pubbliche, ispirandosi a città come New York che già adottano politiche di alimentazione plant-based.
Le amministrazioni locali potrebbero investire in programmi educativi volti a sensibilizzare i cittadini sui benefici ambientali e sanitari di una dieta più sostenibile, riducendo l’impatto degli allevamenti intensivi.
Le mense scolastiche, in particolare, possono fungere da punto di partenza per un cambiamento culturale duraturo. Secondo uno studio dell’Università di Oxford, la riduzione del consumo di carne potrebbe ridurre le emissioni di gas serra fino al 73% per le diete vegetariane, beneficiando non solo l’ambiente, ma anche la salute pubblica. L’implementazione di queste pratiche a Torino potrebbe creare un modello replicabile in tutto il Paese, rispecchiando la recente revisione dell’Articolo 9 della Costituzione, che tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle generazioni future.
Inoltre, ridurre il consumo di carne e promuovere alternative vegetali è in linea con gli obiettivi di sostenibilità della città e dell’Italia, consentendo di rispettare gli impegni presi per ridurre le emissioni di gas serra. L’applicazione di progetti simili renderebbe Torino una città capofila, evidenziando l’importanza di politiche lungimiranti.
Il coinvolgimento dei cittadini e delle scuole in questo cambiamento significherebbe non solo una tutela maggiore per gli animali, ma anche un passo verso il rispetto della nostra Costituzione che richiede la salvaguardia dell’ambiente per le future generazioni .
Un impegno con la nostra Costituzione che va rispettato, per il bene di tutti!
L’Articolo 9 rappresenta un impegno fondamentale per la protezione degli animali e dell’ambiente, ma è tempo di tradurre queste parole in azioni concrete. Gli italiani chiedono a gran voce una maggiore protezione degli animali, e Torino può essere la città che guida questo cambiamento. La protezione degli animali non deve più essere un semplice ideale, ma una realtà che include tutti gli esseri viventi, domestici e da reddito. I politici di oggi e di domani devono raccogliere questa sfida di compassione e sostenibilità, ora!
#Costituzione #BenessereAnimale