Vogliamo raccontarvi una storia, la storia di Luca e il suo cagnolino Pepe. Luca vive in uno dei quartieri più difficili di Torino, uno dei quartieri più colpiti dalla povertà. Luca ha 32 anni, un’età in cui dovrebbe essere nel pieno delle forze e delle opportunità, ma la sua realtà è ben diversa.
Luca ha perso il lavoro durante la pandemia e, da allora, non è riuscito a trovare un’occupazione stabile. Attualmente lavora part-time in un supermercato, ma il suo stipendio non basta per vivere dignitosamente.
Ogni mese è una lotta per pagare l’affitto, le bollette e per acquistare CIBO che non sia la solita “SPAZZATURA” in offerta che gli distrugge lo stomaco.
Con Pepe, il suo fedele cagnolino e amico, condivide un piccolo appartamento fatiscente in una palazzina malconcia. Le muffe sui muri e la scarsa ventilazione rendono l’AMBIENTE INSALUBRE, una vera e propria DIVISIONE DI CLASSE abitativa tra ricchi e poveri.
Luca è una persona orgogliosa, ma la sua situazione lo costringe a rivolgersi alla Caritas per un pasto caldo. Ogni giorno Pepe lo accompagna ovunque, il suo unico conforto in un mare di difficoltà.
Immaginate un piccolo cagnolino meticcio, con un pelo soffice e bianco punteggiato da macchie marroni e nere. Pepe ha occhi grandi e marroni, che brillano di dolcezza e intelligenza.
Il suo musetto, sempre curioso, si muove costantemente alla ricerca di nuove avventure, ma è anche capace di trasmettere una calma rassicurante nei momenti di difficoltà.
Pepe non è solo un cane per Luca, è un amico leale e un compagno di vita insostituibile. Quando Luca torna a casa, Pepe lo accoglie con una gioia incontenibile, saltellando sulle zampe posteriori e agitando la coda con un’energia che sembra inesauribile.
La sua presenza riempie la casa di un amore incondizionato, un sentimento che riesce a lenire anche le giornate più dure.
Durante le passeggiate nel quartiere, Pepe cammina fiero accanto a Luca, osservando attentamente ogni cosa, come se volesse proteggere il suo padrone da qualsiasi minaccia.
Nei momenti di sconforto, Pepe si accoccola accanto a Luca, appoggiando delicatamente la testa sulle sue gambe, quasi a dire: “Non preoccuparti, sono qui con te“. Il loro legame è così forte che sembra che riescano a capirsi senza bisogno di parole.
In una vita segnata da difficoltà e incertezze, Pepe rappresenta per Luca una fonte costante di gioia e speranza. Ma la speranza, spesso si scontra con la dura realtà.
Luca si trova a fare scelte difficili: ci sono dei giorni, alla fine del mese, dove deve decidere se nutrire se stesso o Pepe. L’amore per il suo cagnolino è così grande che alle volte rinuncia ad uno dei suoi due pasti giornalieri per assicurarsi che Pepe non soffra la fame.
Questa situazione di precarietà ha portato Luca a compiere piccoli atti di illegalità per sopravvivere, come rubare cibo per Pepe, o ancora, evitare il pagamento dell’affitto per qualche mese.
Azioni disperate dettate dalla necessità, sicuramento non dall’intenzione di fare del male. La sua storia è quella di tanti altri che, per colpa delle circostanze, si trovano a dover scegliere tra la legalità e la sopravvivenza.
Ogni sera, Luca si siede sul divano logoro del suo appartamento e guarda Pepe addormentarsi ai suoi piedi. È in quei momenti che sente il peso della sua situazione.
Si chiede come sia possibile che, in una città come Torino, ci siano ancora persone ed animali costretti a vivere in queste condizioni. La risposta è semplice: la poca attenzione delle istituzioni e una società che spesso non sa o che gira lo sguardo altrove.
Un bollettino da brividi
Cari concittadini, viviamo in tempi difficili, Luca e Pepe lo sanno bene e i dati lo confermano in modo inequivocabile.
Il rapporto Caritas su Torino del 2023 https://www.caritas.torino.it/nstrb/rbstr/report_2023.pdf ci racconta di altre storie di sofferenza, di povertà assoluta e di disperazione crescente.
Ecco i NUMERI che NON possiamo IGNORARE:
- 27.000 persone a Torino vivono in condizioni di povertà assoluta;
- il 25% di chi chiede aiuto ha perso il reddito di cittadinanza;
- il 27% degli assistiti della Caritas sono persone con un lavoro, ma con uno stipendio insufficiente;
- l’11% in più di persone in povertà rispetto all’anno precedente, con il 53% dei casi al primo accesso;
- il 47% delle persone assistite nel 2023 erano già conosciute dalla Caritas, con il 65% di questi nuclei in carico da almeno 3 anni;
- la Caritas ha distribuito 220.000 pasti, 17.000 pacchi alimentari e 12.000 “spese” nel 2023.
Questi numeri parlano di una trappola della disperazione dalla quale è sempre più difficile sfuggire.
Soluzioni sterili
Di fronte a una crisi sociale ed economica di questa portata, le risposte politiche a livello nazionale e locale sono state, purtroppo, scarse e inefficaci.
I contratti collettivi continuano a essere bloccati senza rinnovo, i prezzi dei beni di prima necessità crescono vertiginosamente, e il governo ha scelto di cancellare il reddito di cittadinanza senza offrire valide alternative, come l’introduzione di un salario minimo legale. Questo ha colpito duramente le fasce più deboli della popolazione.
L’abolizione del Reddito di Cittadinanza, nello specifico, ha lasciato milioni di famiglie italiane senza alcuna forma di supporto economico.
Secondo i dati ufficiali, erano oltre 1,2 milioni i nuclei familiari che beneficiavano del Reddito di Cittadinanza nel 2023, molti dei quali composti da persone in difficoltà economica, disoccupati e lavoratori poveri.
La rimozione di questa misura, senza un sostegno alternativo, ha generato una nuova ondata di povertà assoluta, aggravando ulteriormente una crisi già profonda .
Queste politiche governative mancano di un approccio strutturale al problema. L’introduzione di un salario minimo potrebbe garantire che ogni lavoratore percepisca un reddito sufficiente per condurre una vita dignitosa.
Ventidue dei 27 Stati membri dell’Unione europea hanno un salario minimo nazionale. Danimarca, Italia, Austria, Finlandia e Svezia invece non ne hanno.
Chi ha introdotto questa misura ha ottenuto significativi miglioramenti nella qualità della vita per i lavoratori a basso reddito . In Italia, nel frattempo, mentre si decide di non fare nulla, il costo della vita continua a salire e gli stipendi sono fermi da anni.
Le risposte locali: interventi temporanei e insufficienti
A livello locale, si sono fatti dei tentativi per arginare il problema, ma si tratta per lo più di “toppe” temporanee.
Il Fondo Povertà istituito dal Comune di Torino, ad esempio, è stato un segnale positivo, ma i fondi disponibili non sono sufficienti per coprire le crescenti necessità di una popolazione sempre più impoverita.
I dati della Caritas mostrano come la domanda di aiuti alimentari e di sostegno economico sia in continuo aumento, con un incremento dell’11% di richieste rispetto all’anno precedente, ma le risorse stanziate non sono proporzionate all’entità del problema .
Un altro intervento locale è stato il progetto Torino Solidale, nato durante la pandemia per fornire supporto alimentare e sociale alle famiglie in difficoltà.
Inizialmente, questa iniziativa ha mostrato segni di successo, distribuendo pacchi alimentari e pasti caldi a migliaia di persone.
Tuttavia, come evidenziato da diversi studi e dalle stesse associazioni di volontariato, Torino Solidale è stato un palliativo temporaneo, incapace di affrontare le cause strutturali della povertà.
Con la fine dell’emergenza sanitaria, la continuità di queste iniziative è venuta meno, mentre la povertà è rimasta un problema centrale.
Anche le periferie della città, dove Luca e Pepe vivono, soffrono di una cronica mancanza di investimenti in infrastrutture sociali e ambientali.
Le case popolari sono spesso in condizioni di degrado e i quartieri periferici sono quelli più colpiti dall’apartheid alimentare e dall’inquinamento ambientale.
Le risposte politiche non sono state sufficienti per migliorare realmente la qualità della vita dei cittadini interessati.
La mancanza di un approccio strutturale
Le soluzioni proposte finora, sia a livello locale che nazionale, mancano di una visione a lungo termine. La cancellazione del Reddito di Cittadinanza è solo uno dei tanti segnali di una politica che non riesce a comprendere appieno la gravità della situazione.
La povertà non è un fenomeno temporaneo, ma un problema strutturale che richiede interventi altrettanto strutturali.
I tentativi di affrontare la povertà in modo frammentario non solo non risolvono il problema, ma rischiano di creare maggiore dipendenza da interventi di assistenza.
Le persone come Luca e Pepe hanno bisogno di politiche che promuovano inclusione sociale, lavoro dignitoso, accesso a cibo sano e un ambiente salubre. Le soluzioni devono andare oltre il semplice tamponare le emergenze.
Per risolvere davvero questa crisi, è necessario che le politiche economiche, sociali ed ambientali si basino su una visione integrata, che affronti simultaneamente la povertà, le disuguaglianze e l’emergenza ambientale.
Il semplice sostegno economico non è sufficiente; dobbiamo pensare a un sistema di welfare che garantisca a tutti l’accesso a un lavoro dignitoso, un’abitazione decente e risorse fondamentali per vivere, come il cibo e l’aria pulita .
Le soluzioni attuali sono sterili perché non vanno alla radice del problema. Senza un cambiamento radicale nelle politiche sociali ed economiche, continueremo a vedere un aumento della povertà e della disuguaglianza.
Le risposte finora fornite sono insufficienti e lo sappiamo tutti: lo vediamo ogni giorno nelle nostre città, lo leggiamo nei report di istituzioni come la Caritas e lo sperimentiamo nelle difficoltà quotidiane.
Serve un approccio nuovo, coraggioso, che non si limiti a fornire assistenza temporanea ma che lavori per creare una società più equa e giusta. Le politiche devono offrire sostegno a chi ne ha più bisogno e investire nelle risorse necessarie per garantire dignità a ogni cittadino.
La Teoria degli Ultimi
La storia di Luca e Pepe è un esempio concreto di quello che chiamiamo Teoria degli Ultimi.
Questa teoria rappresenta una visione che intreccia principi socialisti, ecologisti ed animalisti, mettendo al centro gli elementi più vulnerabili della nostra società: le persone in condizioni di precarietà economica, l’ambiente e gli animali.
La Teoria degli Ultimi non è solo una riflessione filosofica, ma una guida pratica e politica che ci spinge a compiere scelte coraggiose e radicali per garantire una giustizia sociale, economica e ambientale.
Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a un aumento delle disuguaglianze, dove chi ha accesso alle risorse diventa sempre più ricco, mentre chi è ai margini viene lasciato indietro.
La Teoria degli Ultimi si propone di ribaltare questa dinamica, mettendo i più vulnerabili al centro delle politiche pubbliche, umani e non umani.
Dobbiamo agire per combattere l’ingiustizia sociale, l’apartheid alimentare e la crisi ambientale che colpisce in maniera sproporzionata chi è già in difficoltà.
Giustizia sociale ed economica
Il primo pilastro della Teoria degli Ultimi è la giustizia sociale ed economica. In Italia, , secondo l’ISTAT, oltre 5,6 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta. La pandemia ha ulteriormente aggravato questa situazione, colpendo duramente le periferie delle grandi città come Torino.
La realtà in cui vive Luca è il riflesso di una società che ha smesso di occuparsi delle fasce più deboli, creando una profonda disuguaglianza. Non possiamo più permettere che ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B.
Combattere le disuguaglianze significa garantire a tutti l’accesso a beni e servizi essenziali: cibo sano, aria pulita, istruzione di qualità e assistenza sanitaria.
La povertà è una condizione che intrappola le persone in un circolo vizioso, dove mancano le risorse per migliorare la propria situazione.
Il salario minimo, per esempio, è una misura che ancora manca in Italia, nonostante le evidenze dimostrino che potrebbe alleviare le difficoltà economiche di milioni di persone. In un mondo giusto, nessuno dovrebbe essere costretto a scegliere tra pagare l’affitto o mangiare.
Sostenibilità ambientale
Il secondo pilastro della Teoria degli Ultimi è la sostenibilità ambientale. Viviamo in un sistema che sfrutta le risorse naturali senza riguardo per le conseguenze a lungo termine.
Secondo l’ONU, i cambiamenti climatici stanno già avendo un impatto devastante sulle comunità più vulnerabili . Chi vive nelle periferie urbane, come Luca, è costretto a convivere con i peggiori effetti dell’inquinamento: aria inquinata, carenza di spazi verdi e degrado degli edifici.
La Pianura Padana, dove si trova Torino, è una delle aree più inquinate d’Europa, con livelli pericolosi di polveri sottili (PM10 e PM2.5) .
Questi inquinanti non solo peggiorano la qualità dell’aria, ma contribuiscono anche a malattie respiratorie e cardiovascolari, colpendo maggiormente le persone già in difficoltà economica.
La sostenibilità ambientale non è solo una questione ecologica, ma una questione di giustizia sociale. Dobbiamo proteggere l’ambiente per proteggere chi è più vulnerabile.
Gli effetti devastanti del cambiamento climatico e dell’inquinamento ricadono principalmente su chi ha meno mezzi per difendersi.
Politiche urbane verdi, come la creazione di un numero sempre maggiori di polmoni cittadini, la promozione di energie rinnovabili, la limitazione del traffico veicolare e la mobilità sostenibile, devono essere priorità assolute per migliorare la qualità della vita nelle nostre città
Lotta all’apartheid alimentare
Un altro aspetto cruciale della Teoria degli Ultimi è la lotta contro l’apartheid alimentare. Questo concetto si riferisce alla disuguaglianza nell’accesso al cibo sano e nutriente, che colpisce soprattutto le fasce più povere della popolazione.
Secondo la FAO, circa 820 milioni di persone nel mondo soffrono la fame, mentre molte altre, pur non essendo affamate, hanno accesso solo a cibo di bassa qualità e dannoso per la salute.
Luca è un esempio perfetto di questa situazione. Nonostante lavori, il suo stipendio non gli permette di acquistare cibo sano e di buona qualità.
Deve accontentarsi di quello che trova in offerta al supermercato (spesso alimenti ultra-processati e ricchi di zuccheri e grassi) o di una cena veloce al fast-food.
Questo tipo di alimentazione, nei prossimi anni, potrebbe creargli dei problemi di salute non indifferente. Questo fenomeno è noto come “apartheid alimentare” e rappresenta una delle sfide più urgenti della nostra epoca.
La soluzione a questo problema deve passare attraverso una riforma del sistema alimentare.
È necessario promuovere l’agricoltura locale e biologica, ridurre la dipendenza dalle multinazionali che producono cibo di scarsa qualità e garantire che tutti abbiano accesso a prodotti sani e sostenibili, indipendentemente dal reddito .
Iniziative come mercati contadini e cooperative alimentari locali possono fare una grande differenza, migliorando la qualità dell’alimentazione nelle comunità più povere.
LE TRE PROPOSTE DEL PARTITO ANIMALISTA DI TORINO
PRIMA GLI ULTIMI. Ecco tre proposte del PAI di Torino, REALI, per affrontare i problemi di cui abbiamo parlato:
1. Reddito di cittadinanza comunale
Sperimentazione di un reddito di cittadinanza comunale per le persone in condizioni di povertà assoluta certificata rappresenta una soluzione concreta per affrontare la povertà nelle grandi città come Torino. Città europee come Barcellona o Utrecht hanno già sperimentato con successo un reddito di base universale garantito per le persone più svantaggiate, riducendo significativamente il tasso di povertà.
2. Super assessorato alle politiche sociali e ambientali
Un secondo passo è la creazione di un assessorato dedicato esclusivamente alle politiche sociali e ambientali. Quest’ultimo avrà il compito di gestire la sperimentazione del reddito di cittadinanza comunale e coordinare tutte le iniziative di supporto per chi si trova in condizioni di disagio economico e sociale.
Il super assessorato si occuperà di coordinare tutte le iniziative di assistenza alle persone in difficoltà, attraverso sportelli dedicati per l’accesso a servizi di base come cibo sano, alloggio, assistenza sanitaria e inserimento lavorativo.
La squadra del super assessore nominato sarà responsabile anche di monitorare l’efficacia delle politiche implementate e di proporre ulteriori interventi per perfezionare il sistema di sostegno e supporto ai più deboli della società. Creare un programma di assistenza dedicato ai poveri assoluti censiti della città di Torino che includa:
- supporto psicologico;
- servizi di inserimento lavorativo;
- accesso facilitato ai servizi sanitari;
Questo super assessorato dovrà sviluppare politiche mirate per combattere la povertà, migliorare l’accesso ai servizi sanitari e garantire un ambiente più salubre per tutti. Una struttura centralizzata e specificamente rivolta ai poveri assoluti rappresenterebbe un ampliamento dell’approccio attuale.
3. Politiche attive contro l’apartheid alimentare e il degrado abitativo
È urgente implementare politiche attive per garantire il diritto a una casa dignitosa e l’accesso a cibo sano per tutti. Questo significa non solo costruire nuovi alloggi sociali, ma anche riqualificare quelli esistenti con criteri di sostenibilità ambientale.
Torino potrebbe diventare un modello per altre città, promuovendo la creazione di mercati contadini, cooperative alimentari locali e programmi di educazione alimentare che consentano alle famiglie a basso reddito di acquistare cibo di qualità. Da promuovere subito:
- sovvenzioni per le famiglie a basso reddito per l’acquisto di cibo sano;
- prevedere la costruzione o la riqualificazione di alloggi sociali con criteri di sostenibilità ambientale;
- adottare misure sistemiche per ridurre l’inquinamento nelle aree più colpite della città.
Per leggere tutto il programma del Partito Animalista di Torino, clicca qui!
Non possiamo più permettere che la povertà dilaghi e diventi strutturale. Non possiamo più voltare le spalle agli ultimi. È ora di agire, di mettere in campo SOLUZIONI CONCRETE e di farlo subito.
La politica deve essere al servizio dei cittadini e voi avete il potere di cambiare le cose con il VOSTRO VOTO e la vostra militanza politica. LO DOVETE A VOI STESSI, A LUCA, A PEPE!
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