La Danimarca riduce la carne. E noi?! Torino può essere la New York italiana.
La Danimarca, un piccolo paese del nord Europa, ha recentemente fatto un grande passo verso la sostenibilità alimentare attraverso l’adozione di un piano nazionale per la riduzione del consumo di carne e la promozione degli alimenti a base vegetale.
Questo piano è parte integrante della transizione verde che il paese ha deciso di intraprendere, con l’obiettivo di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, promuovere la salute pubblica e incoraggiare uno stile di vita più sostenibile.
La Storia del piano danese
La genesi di questo piano risale a un lungo dibattito iniziato già alla fine degli anni 2000, quando le preoccupazioni ambientali cominciavano a dominare l’agenda politica globale.
Ma è solo nel 2021, con l’accordo per la transizione verde dell’agricoltura danese, che è stato posto un chiaro obiettivo: ridurre il consumo di carne attraverso una serie di politiche volte a favorire il passaggio verso una dieta più vegetale.
Il piano si inserisce all’interno di un più ampio accordo tra i principali partiti politici danesi, e prevede una serie di misure innovative per incoraggiare la produzione e il consumo di alimenti vegetali.
Secondo questo piano, il governo danese ha messo in campo diverse iniziative, tra cui l’investimento in start-up che sviluppano alimenti a base vegetale, la promozione di cibi vegetali nelle mense scolastiche e aziendali, e la creazione di reti di ricerca e innovazione per sostenere il settore.
Una delle principali caratteristiche del piano è l’introduzione di linee guida alimentari che incoraggiano i cittadini a ridurre il consumo di carne e a incrementare quello di legumi, cereali integrali e verdure.
Il governo ha destinato fondi significativi per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie agricole in grado di supportare la produzione alimentare vegetale su larga scala.
La Danimarca vuole diventare un leader globale nel settore degli alimenti a base vegetale, con l’obiettivo di raddoppiare la produzione agricola sostenibile entro il 2030. Si stima che le misure contenute nel piano potrebbero ridurre le emissioni di CO2 del paese fino al 45%.
Aftale om Grøn Omstilling – Accordo sulla transizione verde
L’agricoltura danese ha tradizionalmente prodotto grandi quantità di carne suina e bovina, esportate in tutto il mondo. Tuttavia, la crescente consapevolezza degli effetti nocivi della produzione e del consumo di carne sull’ambiente ha spinto la Danimarca a ripensare i suoi modelli produttivi.
Nel 2021, il governo danese ha avviato un percorso di riforma radicale, inserendo il settore agroalimentare all’interno del suo piano per la transizione verde. L’Aftale om Grøn Omstilling, ovvero l’accordo sulla trasformazione verde, stabilisce obiettivi specifici per ridurre il consumo di carne nel paese e promuovere alternative vegetali.
Obiettivi a lungo termine – 27.000 nuovi posti di lavoro
Gli obiettivi principali del piano danese sono ridurre la produzione e il consumo di carne del 50% entro il 2030, promuovendo al contempo alternative alimentari più sostenibili e nutrienti.
Il piano include anche misure per incentivare la transizione degli agricoltori dalla produzione di carne a quella di colture vegetali, creando così una catena del valore che favorisca l’innovazione e la sostenibilità.
Il lungo periodo prevede anche una revisione delle politiche agricole per garantire che la transizione verde coinvolga tutti i settori della società, compresi i piccoli produttori e le industrie locali.
Si è stimato che questo piano possa generare fino a 27.000 nuovi posti di lavoro nel settore agricolo e alimentare. Inoltre, la Danimarca sta lavorando per esportare questo modello all’estero, promuovendo i suoi alimenti a base vegetale in mercati emergenti come quello asiatico.
L’Italia ha le potenzialità per fare meglio
Ma cosa accadrebbe se l’Italia adottasse un piano simile a quello danese? Il nostro paese, pur essendo noto per la sua cucina ricca e variegata, sta affrontando una crisi ambientale e sanitaria sempre più preoccupante.
L’incredibile varietà della produzione vegetale del nostro Paese, ci regala un vantaggio competitivo significativo. Eppure il consumo di carne pro-capite in Italia è di circa 78 kg, con un impatto significativo sulle emissioni di gas serra, sulla salute pubblica e sulla sostenibilità dei sistemi agricoli.
Verso un piano “made in Italy” di riduzione della carne
Un piano di riduzione della carne per l’Italia non solo sarebbe possibile, ma auspicabile. Ecco cosa potrebbe contenere:
a) IVA ridotta sui prodotti vegetali: invertire l’attuale paradosso fiscale, applicando un’IVA più bassa sui prodotti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale. Questa misura incentiverebbe il consumo di alternative vegetali, rendendole economicamente più accessibili e favorendo una transizione verso un sistema alimentare più sostenibile.
b) Incentivi alla produzione vegetale: proprio come la Danimarca, anche l’Italia potrebbe implementare incentivi fiscali e finanziamenti per sostenere la transizione degli agricoltori dalla produzione di carne a quella di colture vegetali.
Le Regioni italiane potrebbero essere coinvolte nella creazione di distretti agricoli dedicati alla coltivazione di legumi, cereali integrali, frutta e verdura biologica. Questo creerebbe nuove opportunità di lavoro, specialmente nelle aree rurali.
c) Promozione di un’alimentazione sana e sostenibile: un piano italiano dovrebbe includere campagne di sensibilizzazione a livello nazionale che promuovano i benefici di una dieta a base vegetale per la salute umana e il pianeta. Le linee guida alimentari ufficiali dovrebbero essere aggiornate per ridurre il consumo di carne e incentivare l’uso di legumi, verdure e cereali integrali. In questo modo, si migliorerebbe la salute pubblica e si ridurrebbe l’impatto ambientale del settore alimentare.
d) Innovazione nelle mense pubbliche: le mense scolastiche, universitarie, aziendali e ospedaliere dovrebbero essere il punto di partenza per introdurre pasti sostenibili. Un esempio da seguire è quello di New York, che ha implementato il “Meatless Monday” nelle mense scolastiche, offrendo ai ragazzi piatti a base vegetale un giorno alla settimana. Questa misura, inizialmente vista come sperimentale, ha riscosso grande successo e ha spianato la strada per l’introduzione di più pasti vegetariani durante la settimana.
e) Sviluppo di tecnologie agricole sostenibili: la ricerca e l’innovazione sono cruciali per sostenere questa transizione. Le università italiane e i centri di ricerca dovrebbero essere incentivati a sviluppare tecnologie agricole avanzate che riducano l’impatto ambientale della produzione alimentare. Ad esempio, investire nella coltivazione di legumi azotofissatori non solo migliorerebbe la qualità del suolo, ma ridurrebbe anche l’uso di fertilizzanti chimici.
Perché L’Italia ha bisogno di ridurre il consumo di carne
Il consumo di carne in Italia, pur essendo parte della tradizione culinaria nazionale, ha un impatto significativo sull’ambiente e sulla salute pubblica. Gli allevamenti intensivi contribuiscono per circa il 15% alle emissioni totali di gas serra globali, secondo i dati della FAO.
In alcune zone del Paese, la Pianura Padana per esempio, vista l’alta concentrazione di allevamenti di suini, bovini e polli, questa percentuale sale di diversi punti.
Ridurre il consumo di carne avrebbe un impatto significativo sulla riduzione delle emissioni e dell’inquinamento sistemico, migliorando anche la qualità della dieta dei cittadini italiani.
Un piano italiano di riduzione della carne potrebbe includere politiche simili a quelle adottate in Danimarca: incentivi per la produzione agricola vegetale, campagne di sensibilizzazione pubblica sui benefici di una dieta vegetale e il rafforzamento delle politiche a favore di un’alimentazione più sana e sostenibile.
Inoltre, si potrebbe puntare sulla promozione della dieta mediterranea vegetale, già riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità, per ridurre il consumo di carne e incrementare il consumo di cereali, legumi e verdure .
I benefici di un Piano Italiano di riduzione della carne
I benefici di un piano di riduzione della carne in Italia sarebbero molteplici:
- riduzione delle emissioni di gas serra: l’allevamento intensivo è una delle principali fonti di emissioni di metano, un gas serra che ha un impatto 28 volte maggiore della CO2. Ridurre la produzione di carne contribuirebbe significativamente a ridurre l’impatto climatico del Paese;
- miglioramento della salute pubblica: una dieta ricca di vegetali e povera di carne rossa e lavorata riduce il rischio di malattie cardiovascolari, diabete e alcuni tipi di cancro, migliorando la qualità della vita dei cittadini;
- conservazione delle risorse naturali: l’allevamento intensivo consuma enormi quantità di acqua e suolo. Spostare la produzione verso colture vegetali ridurrebbe lo stress sulle risorse idriche e migliorerebbe la qualità del suolo;
- promozione della biodiversità: ridurre il numero di animali allevati per la produzione di carne permetterebbe di ripristinare ecosistemi degradati e favorire la biodiversità.
Torino come New York, può arrivare prima!
Torino, come molte altre città italiane, ha un ruolo cruciale nella promozione di stili di vita più sostenibili. Seguendo l’esempio di città come New York, che ha adottato un approccio “planet-based” nelle scuole e negli uffici pubblici, anche Torino potrebbe diventare un modello di innovazione alimentare.
Ecco come un piano di riduzione della carne potrebbe essere implementato a livello cittadino:
– Mense scolastiche e aziendali sostenibili: le mense scolastiche e aziendali potrebbero costruire nuovi percorsi educativi legati al cibo, inteso come identità, conoscenza e cultura. Si potrebbero introdurre corsi di cucina a base vegetale per il personale, con l’obiettivo di promuovere una cucina sana, gustosa e rispettosa dell’ambiente.
Ogni settimana, le scuole torinesi potrebbero adottare il “Meatless Monday“, riducendo così il consumo di carne e insegnando ai bambini l’importanza di una dieta equilibrata.
– Mercati e filiera corta: Torino ha una lunga tradizione di mercati locali, e questa può essere sfruttata per promuovere la vendita di alimenti a base vegetale prodotti localmente. La filiera corta non solo ridurrebbe le emissioni legate al trasporto degli alimenti, ma garantirebbe anche un maggiore supporto agli agricoltori locali, incentivandoli a investire in colture sostenibili.
– Formazione e sensibilizzazione: le politiche alimentari devono partire dall’educazione. Torino potrebbe lanciare campagne di sensibilizzazione sui benefici della riduzione del consumo di carne, coinvolgendo scuole, università e associazioni civiche.
La città potrebbe organizzare festival alimentari dedicati alla cucina a base vegetale, offrendo ai cittadini l’opportunità di esplorare nuovi gusti e tradizioni culinarie. Campagne pubblicitarie e eventi educativi sarebbero essenziali per diffondere la consapevolezza tra i cittadini.
– Sostegno agli agricoltori locali: Torino potrebbe creare un fondo per sostenere gli agricoltori locali che vogliono passare dalla produzione di carne a quella di alimenti vegetali. In questo modo, si sosterrebbe l’economia locale e si promuoverebbe una dieta più sostenibile.
– Agevolazioni e sgravi fiscali: il piano potrebbe includere delle agevolazioni fiscali per ristoranti e supermercati che promuovono alternative vegetali e sgravi fiscali per aziende che investono in soluzioni sostenibili.
– Politiche lungimiranti: infine, è fondamentale che i politici torinesi adottino una visione a lungo termine, impegnandosi non solo nella riduzione del consumo di carne, ma anche nella promozione di politiche che incentivino la transizione verso un’alimentazione più sostenibile.
Una nuova Torino, una nuova Italia
Il futuro alimentare dell’Italia e di città come Torino dipende dalle scelte che facciamo oggi. Seguendo l’esempio della Danimarca, possiamo avviare una transizione verso un sistema alimentare più sostenibile, che riduca il consumo di carne e favorisca uno stile di vita più salutare.
Torino, con le sue radici culturali e la sua tradizione culinaria, ha il potenziale per guidare questo cambiamento, diventando un modello per altre città e regioni.
Adottare un piano di riduzione della carne non significa rinunciare alle nostre tradizioni, ma piuttosto evolvere verso un modello più rispettoso del pianeta e della salute umana.
Ridurre il consumo di carne è un passo fondamentale per affrontare le sfide del cambiamento climatico e garantire un futuro alle nuove generazioni!
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Fonti:>